Per i Comuni italiani recepire somme è diventato sempre più difficile, ma se si parla di soggiorno e tasse le entrate possono bilanciare le spese sostenute. Ma che fine fanno i soldi che entrano nelle casse comunali ? . In totale portano a casa circa 600 milioni di euro l’anno sotto forma di tassa di soggiorno, con Roma in testa che da sola incassa 130 milioni. Ma proprio il tesoro derivante dal balzello riscosso da alberghi e strutture ricettive, comprese le case vacanze private, finisce al centro di uno scontro tra il presidente di Federalberghi, Bernabò Bocca, e i manager di Airbnb, la piattaforma di sharing turistico, da anni nel mirino degli albergatori.

I NUMERI – Ma vale la pena partire innanzitutto dai numeri in gioco. Sono 1.020 i comuni italiani che applicano l’imposta di soggiorno (997) o la tassa di sbarco (23) con un gettito complessivo che nel 2019 si avvia a doppiare la boa dei 600 milioni. La città con il maggior incasso è stata Roma con 130 milioni, il 27,7% del totale. L’incasso delle prime quattro (Roma, Milano, Venezia e Firenze) è superiore a 240 milioni, il 58% del totale. Dunque, un bottino di tutto rispetto per gli enti locali.

AirBnb, però, non ci sta: “Zero idee e offese agli amministratori locali. Difendendo d’ufficio i suoi associati accusati di peculato, il presidente Bocca si scaglia contro tutto e tutti, riuscendo a mancare di rispetto al legislatore e agli amministratori delle 23 città che hanno automatizzato l’imposta di soggiorno tramite Airbnb”. E invece, insistono, Airbnb “è l’unica piattaforma digitale ad avere in essere accordi per la riscossione dell’imposta di soggiorno con quasi tutte le grandi città d’arte. Con i comuni siamo riusciti a semplificare la vita a ospiti, host e amministrazione e a garantire il 100% del riversamento dell’imposta”.

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