Siamo alle solite: parlano di rinnovamento ma applicano le vecchie regole. Luigi di Maio, capo politico del M5S e ministro del lavoro, a ridosso di una competizione elettorale tira fuori la storia dei 6.000 lavoratori socialmente utili che in Sicilia da anni vivono una situazione di assoluta precarietà, pur di recuperare voti. Il ministro nei giorni scorsi, ha dato mandato al suo Ufficio di Gabinetto, “Pur nella consapevolezza che il tema sia di rilevanza esclusivamente regionale”, di predisporre un incontro con l’Assessore Regionale alla Famiglia, alle Politiche Sociali e del Lavoro. Confronto istituzionale fissato in tempi record per il prossimo 4 giugno a Roma!!! 
Tutto molto interessante, forse anche utile, ma sicuramente, considerato il periodo elettorale, piuttosto sospetto. 
Da sempre sono abituata a far parlare i fatti ed in questo caso sono particolarmente dettagliati vedi la “Risoluzione in commissione lavoro n° 7-00147 di mercoledì 9 gennaio 2019, seduta n. 107”.

 Questa, “Impegna il Governo, ad adottare iniziative di competenza per: rivedere la normativa nazionale, alla luce di quella regionale e della recente sentenza della Corte di Cassazione – sezioni unite del 16 marzo 2016 n. 5226, al fine di consentire ai lavoratori socialmente utili di percepire l’assegno Lsu/Asu contestualmente alla retribuzione per un rapporto di lavoro a tempo indeterminato part-time, con un importo lordo annuo inferiore a euro 8000; prevedere la riserva del 30 per cento in tutti i concorsi e/o bandi di selezione per i soggetti che rientrano nell’elenco regionale previsto dall’articolo 4, comma 8, del decreto-legge n. 101 del 2013, convertito dalla legge n. 125 del 2013 e attuato dalla regione Sicilia con l’articolo 30, comma 1, della legge regionale n.5 del 2014”. Ministro Di Maio come vede “qualcuno” si è già fatto carico della situazione, ma Lei evidentemente era troppo impegnato per accorgersene

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