La ricerca è stata condotta dal ministero per l’Ambiente, in collaborazione con Ispra e con le 15 stazioni Arpa. Sono presenti 179.023 particelle di plastica per ogni chilometro quadrato di superficie marina e una media di 777 rifiuti di plastica per ogni 100 metri di spiaggia. Non va meglio nei fondali, dove si trovano tra i 66 e i 99 rifiuti per chilometro quadrato, con una percentuale di plastica pari al 77%. 
Di questa inondazione di pvc, pet, pp, pes e ogni altra sigla di prodotti sintetici, l’80% è stato scaricato in precedenza nei fiumi, mentre solo il 20% è gettato direttamente in mare. 

La buona notizia è che buona parte di questi rifiuti spiaggiati potrebbero essere riciclati, ma sono necessarie costose operazioni di bonifica, andando ad aumentare la cifra di 413 milioni di euro che, ad oggi, sono spesi annualmente in Europa per la pulizia delle spiagge. Di Girolamo spiega che questo studio, che è una elaborazione di dati raccolti fra il 2015 e il 2017, è solo un punto di partenza: “nel 2021 sarà realizzato un nuovo ciclo di analisi per capire se le nostre politiche hanno funzionato. Ci stiamo impegnando per raggiungere gli obiettivi europei di salvaguardia del mare e l’Italia sta facendo la sua parte per sensibilizzare il pubblico sul tema”. La direttiva europea 2008/56/CE richiede infatti che entro il 2020 i mari del Vecchio Continente raggiungano un “buono stato ambientale”.

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