Emanuela e Salvatore sono mamma e figlio, legati non solo dal tradizionale cordone ombelicale, ma da una storia di vita speciale. Salvatore è infatti un bimbo piuma, poiché sette anni fa nato con un peso inferiore ad un chilo e mezzo, circa 800 grammi. Questo bimbo, non ha voluto attendere le normali quaranta settimane di gestazione, ma ha “deciso” di venire alla luce già alla venticinquesima, dovendo continuare a crescere dentro un’incubatrice. Emanuela, ricordando l’esperienza nel reparto di terapia intensiva neonatale dell’ospedale Barone Romeo di Patti, ha ringraziato tutto il personale, che, dal giorno del parto in poi, le ha dato supporto, non lasciandola mai sola ad affrontare la difficile situazione del suo piccolo. ” La prematurità è sicuramente un brutto incubo”, ha detto la donna, “che a volte si trasforma in opportunità di crescita; quello che è capitato a me mi ha cambiata, mi ha insegnato ad apprezzare la vita giorno dopo giorno, ma, ancor di più, mi ha dato la possibilità di incontrare persone straordinarie”. ” Salvo ha trascorso la prima notte, vegliato dal dottor Antonio Anania; è stato lui”, ha continuato Emanuela, ” a dirci, alle 6 del mattino successivo, che le condizioni del bambino erano stabili e che avremmo potuto continuare a sperare”. “E’ importante”, ha concluso la mamma di Salvatore, “che si conosca la buona sanità presente nel nostro territorio”. Oggi, a quasi sette anni dalla nascita di Salvatore, la sua mamma, insieme ad altre donne che hanno vissuto la stessa esperienza, riunite nell’associazione Remì, continuano a sostenere iniziative in favore dei bimbi prematuri e dei loro genitori, poiché, come ha ribadito Emanuela “è molto importante far sentire alle mamme di non essere sole”.   

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