Questa pratica diffusa consiste nell’addormentarsi in pubblico: nel bel mezzo di una conferenza, ad esempio, o a scuola o sui mezzi pubblici. Nessuno sembra farci troppo caso: il Giappone è uno dei Paesi in cui si dorme meno al mondo a causa dei ritmi di lavoro incalzanti e dormire in pubblico è quasi un segno d’onore, la prova che si è esausti per aver lavorato tanto e che ci si merita un “premio”. 

La contraddizione appare lampante: i giapponesi, fieri di essere grandi lavoratori e pronti a giungere al limite delle forze pur di soddisfare le richieste di un capo, vedono come segno di debolezza dormire a lungo. Eppure non hanno remore ad addormentarsi davanti a tutti. “Se dormire a letto è considerato un qualcosa da pigri, perché dormire durante un evento o al lavoro non è invece visto come espressione di indolenza?”, si domanda la dottoressa nell’articolo. “Che senso ha – continua – che i bambini rimangano svegli fino a tardi a studiare e si addormentino poi durante le lezioni?”.

Non concepiscono l’inemuri come riposino: è semplicemente un’assenza temporanea dal corpo dopo ore e ore passate a lavorare o a studiare. Per questo viene tollerato senza problemi: perché è il segnale più evidente della stanchezza estrema, un modo per abbandonare per un attimo i propri compiti per poi tornarci subito dopo. Un concetto, questo, che dall’idea del riposino occidentale è ancora molto lontano. “I giapponesi – conclude la ricercatrice – non dormono e non schiacciano pisolini. Loro fanno inemuri. Che non potrebbe essere più differente”.

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