Caro Collega,

molte grazie per la Sua lettera, in data 23 giugno 2019, riguardante le attività della nave Sea-Watch 3, registrata in Olanda.

Il governo olandese condivide le preoccupazioni del governo italiano, e cioè che la Sea-Watch 3 stia effettivamente conducendo operazioni (semi) permanenti di ricerca e soccorso in un’area contraddistinta dalle attività criminali dei trafficanti di esseri umani. L’Olanda sottoscrive pienamente, in virtù della legge internazionale, l’obbligo di trarre in salvo tutte le persone che vengono a trovarsi in difficoltà in mare. Tuttavia, come Lei giustamente osserva, gli interventi della Sea-Watch 3 non dovrebbero affiancare e facilitare le operazioni criminali degli scafisti.

La maggior parte delle imbarcazioni cariche di migranti che salpano dalla Libia non sono atte alla navigazione e certamente non sono equipaggiate in modo idoneo per raggiungere le coste europee. Evidentemente gli scafisti, come i migranti stessi, si aspettano di essere tratti in salvo in mare. Non si può escludere che le attività delle navi delle ONG, sistematicamente alla ricerca di migranti in difficoltà e coadiuvate dai velivoli di ricognizione come pure da un numero telefonico di emergenza, non vadano ad alimentare quelle aspettative. Le ONG dovrebbero tener conto delle strategie degli scafisti, compresa la probabilità che i trafficanti facciano affidamento su di loro per trarre in salvo il loro carico di esseri umani. Questo significa che occorre rispettare le istruzioni emanate dalle apposite autorità di ricerca e soccorso, anche quelle libiche, e che le persone tratte in salvo dovrebbero essere fatte sbarcare nel porto sicuro più vicino, nel rispetto delle normative internazionali. Pertanto lo sbarco in un porto del nord Africa dovrebbe essere preso in considerazione come un’opzione possibile.

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