Dalla visione delle immagini e da servizi di osservazione e pedinamento è emerso che gli “impiegati sistematicamente, dopo aver “timbrato” il proprio badge, si assentavano dal posto di lavoro per dedicarsi alle attività più disparate, dal fare la spesa, distribuire quotidiani, al curare i propri interessi nelle loro abitazioni private o nelle seconde case di campagna”.

Sono alcune delle irregolarità registrate da telecamere nascoste dei carabinieri del comando provinciale di Catania che dal maggio a luglio del 2015 ha ripreso il ‘segna orario’ dei dipendenti del Comune di Piedimonte Etneo. Qualcuno addirittura, ricostruisce la Procura di Catania, che ha coordinato le indagini dei carabinieri, “non soddisfatto di ricevere un salario adeguato per l’attività lavorativa compensava utilizzando il veicolo di proprietà del Comune per esigenze strettamente legate alla sfera privata”.

Per la Procura di Catania la circostanza, “da sé assolutamente disdicevole”, ha “connotati allo stesso tempo tuttavia evidenti se contestualizzata in un gruppo di dipendenti comunali infedeli vincolati, in molti casi, da rapporti di parentela e, quindi – sottolinea la Procura – reciprocamente animati da una eccessiva ‘comprensione’ anche di fronte a plateali violazioni di legge”.

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