Già agli albori della nostra civiltà; le caste sacerdotali di vario culto, filosofi come i sofisti greci e condottieri ambiziosi avevano compreso l’intrinseco potere della parola.
La nostra è un’epoca che pullula di motivatori, pubblicisti, pubblicitari, illuminati o presunti tali i quali molto spesso raggiungono obiettivi ragguardevoli, non tanto per il valore di verità, contenuto in ciò che dicono, quanto per l’uso sapiente di espressioni mirate ad ottenere determinate reazioni nell’immaginario collettivo.
Sotto un costante bombardamento di messaggi, più o meno subliminari, veniamo sottoposti a piccole dosi quotidiane, di vaccini ideologici.
Prima però, di lanciarmi in considerazioni sconsiderate, voglio in questo caso analizzare più da vicino il termine “integrazione”, deputato ad esprimere concetti di: completamento, incorporazione, fusione armoniosa.
L’atto dell’integrarsi e/o integrare, è una tensione spontanea degli elementi presenti in natura. Atomi diversi si integrano e danno ad origine a nuovi composti.
Gli insetti, i volatili e le piante, in molti casi condividono spazi e risorse ed integrandosi si assicurano vicendevolmente la sopravvivenza.
Questo processo, cessa di essere naturale nelle relazioni umane e viene problematizzato, cioè reso complesso pur non essendo tale per sua natura.
Ritengo, piuttosto che la complessità è da ricercare più precisamente nel mantenimento dei confini nazionali, nella conservazione delle tradizioni e nella difesa della proprietà privata, tutte sacre ed incontestabili strutture garanti del nostro status quò.
Ciò, simbolo di stabilità e sicurezza nazionale nonchè personale, ed’è facendo leva su questi argomenti che i tecnici del linguaggio sminuendo o amplificando pericoli, timori e clamori ci conducono gradualmente come docili pecorelle all’interno dei nostri tranquillizzanti ovili mentali.
Se è cosa giusta proteggere i confini della propria nazione, non è altrettanto utile serrare quei confini, poiché un paese che smette di interagire con altri paesi, smette di progredire,
Se una cultura non resta aperta alla conoscenza ed allo scambio con altre culture, pone principalmente limiti alla propria evoluzione.
Se le mura di una casa non hanno sbocchi verso l’esterno, si trasformano in una trappola. Altresì, mi appare inutile e dannoso riesumare memorie di italiani emigrati e maltrattati. Riacuire ricordi ed emozioni dolorose, al solo fine di risvegliare, dove e quando serve, moti di ostilità pregressa.
Ogni epoca, consta di eventi e caratteristiche proprie, dettate in larga parte da quel preciso momento della storia umana.
Non è certo restando ancorati ad eventi passati, che troveremo soluzioni per il futuro.
Di contro, dovremmo prima di tutto fare uno sforzo per superare quei confini ideologici che ci impediscono, non solo di essere disponibili a dare, ma paradossalmente, ci rendono incapaci di ricevere.
Non siate dunque in ansia per il domani perché il domani si preoccuperà di se stesso basta a ciascun giorno il suo affanno.
“ Matteo 6,34”