Una tragedia che ha sconvolto Palazzolo. «Ci stringiamo nel dolore ai famigliari, amici e colleghi», conclude il sindaco.

Il 24 gennaio la sua auto di servizio era immortalata parcheggiata su un posto per disabili a Bergamo, in via de Caiana, vicino all’università. Da lì il botta e risposta infinito su Facebook e non solo. Si era scusato — lui e il suo comandante — con l’Anmic (associazione nazionale mutilati e invalidi civili che quelle scuse le aveva accettate naturalmente), perché era stato proprio il presidente a notare la vettura, si era auto multato, e all’associazione aveva anche devoluto un contributo, pregandola di continuare a credere nell’onestà delle istituzioni. Sembrava tutto a posto. Ma non è bastato a placare un’onda di odio assolutamente gratuita. Si sarebbe confidato, Gian Marco: alle persone di cui si fidava avrebbe detto di soffrire moltissimo di questa situazione. Quasi come che un errore stesse riuscendo a sporcare tutto il suo lavoro di ultimi anni. Fino a farlo crollare.

Il botta e risposta nel web, si presume come principale causa, ad aver macchiato la propria reputazione: c’è chi ora colpevolizza addirittura i rappresentanti dell’Amnic per aver spinto un poliziotto al suicidio e chi chiede — per fortuna — di moderare i toni, scegliere il silenzio e limitarsi al cordoglio. Non voleva approfittare della divisa, Gian Marco, quando ha messo l’auto sul parcheggio per disabili. «Non era mia intenzione, ma purtroppo mi sono confuso con la segnaletica, anche se ciò non mi giustifica» aveva scritto. Evidenziando il suo «rammarico». Pagando la multa e devolvendo cento euro all’associazione.

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