L’11 Febbraio ricorre ogni anno il Safer Internet Day, introdotto dall’Unione Europea nel 2004 per sensibilizzare gli utenti a temi legati al cyberbullismo, pedopornografia e perdofilia online, sexting, rischi che comportano la perdita della privacy e la dipendenza da videogiochi.
Tutte queste sono delle tematiche molto importanti da tenere sotto controllo non soltanto per i bambini ma forse ancor di più per gli adulti. Non ci rendiamo conto infatti quanto ormai la dipendenza da uno smartphone, un tablet, un videogioco e un pc ci allontani dal mondo, dal socializzare e dal vivere la vita in maniera pratica e reale come si faceva una volta. Tutto ormai si fa e si svolge tramite internet. Quando Tim Berners-Lee attraverso un server pubblico rese internet alla portata di tutti, l’idea era quella di non limitarne l’utilizzo al solo scopo militare, ma permettere alle diverse parti del mondo di interagire tra di loro, scambiarsi informazioni e conoscenze, come qualche anno dopo Mark Zuckerberg ha fatto con Facebook che nato nel 2004, aveva lo scopo iniziale di mettere in contatto gli studenti del Campus dell’università di Harvard, del quale lui stesso faceva parte. Questo social network però come tanti altri (Instagram, Twitter, VK, ecc…) in realtà è stato sfruttato più per una vera e propria violazione della privacy, anziché per la giusta causa per il quale era stato creato.
Basta pensare all’ancor oggi grande problema del Dark Web, che mediante l’utilizzo del browser Onion permette a chiunque di poter raggiungere siti non indicizzati dai più grandi motori di ricerca online. Sfuggire al controllo delle forze dell’ordine sembra un gioco da ragazzi, di fatti è possibile trovare facilmente siti con contenuti a dir poco disgustosi.
Ricordiamo per esempio: Pedopornografia infantile, spaccio di sostanze stupefacenti, siti che vendono informazioni private, siti di rivendita di armi, siti dove puoi addirittura assoldare un assassino, ecc…
Dal mio punto di vista, quindi come in tutte le cose ci sono due facce della stessa medaglia, da una parte internet che può essere d’aiuto nelle ricerche e nelle conoscenze, e dall’altra parte il web che può essere obsoleto, e a volte addirittura immondo.
Una cosa pesantissima infatti che accade sempre più spesso è proprio il cyberbullismo che avviene proprio sui social, dove utilizzare immagini, frasi pubbliche e tal volta anche foto per denigrare e disprezzare gli altri è diventata ormai una moda, una forma diversa rispetto a quella che si conosce come bullismo, (la cui giornata mondiale ricorre il 7 Febbraio) dove la vittima ha modo di scontrarsi personalmente con il proprio bullo face to face, cosa che non accade invece sul web, perché non si ha un contatto diretto con l’aggressore, e in più non è un avvenimento che rimane sporadico ma si può ripetere più volte e rimanere in memoria su un server a cui tutti possono accedere.
In realtà, però, mi sento di dire che la colpa è proprio nostra, dell’uso sbagliato che facciamo delle cose, lo dimostra il fatto di questa dipendenza assoluta che abbiamo dei social, del web e di avere uno smartphone in mano. Mi chiedo: perché arrivare sempre all’esagerazione? Perché non prendere il meglio di quello che la tecnologia ci possa offrire? Perché arrivare a distruggere gli altri attraverso ciò che ci potrebbe aiutare a comunicare? Io stessa a causa delle prove a cui la vita mi ha sottoposto mi sentirei fuori dal mondo se non potessi utilizzare internet, e quindi ringrazio chi ha ideato questo mezzo di interazione e di ricerca che mi aiuta malgrado le mie grandi difficoltà a relazionarmi con gli altri. Una volta le persone non vedenti avevano solo un modo di leggere o scrivere, e cioè attraverso il Braile, adesso grazie ai programmi di sintesi vocale che si trovano nei computer e negli smartphone riusciamo con qualche piccola difficoltà a fare tutto quello che può fare una persona vedente, ed è sempre grazie alla ricerca, alla tecnologia e all’innovazione informatica che va avanti, che persone come me o altre con diverse patologie e disabilità possono sperare di tornare ad una vita normale o ad affrontare le proprie difficoltà con più agevolezza.
A tal proposito vorrei fare due esempi, uno di una persona ormai non più fra di noi ma che con i suoi studi e le sue intuizioni ha rivoluzionato la comunità scientifica con la “Teoria del tutto”, Stephen Hawking, grandissimo fisico e matematico che nonostante fosse affetto da una sclerosi laterale amiotrofica che lo costringeva su una sedia a rotelle a parlare attraverso l’utilizzo di un sintetizzatore vocale comandato dal movimento degli occhi è riuscito a scrivere numerosi libri e condurre addirittura svariate lezioni all’università di Cambridge. Senza andare troppo lontano però, c’è una persona vicina che proprio qualche giorno fa ci ha dato un piccolo insegnamento, sto parlando di Paolo Palumbo, malgrado anche lui sia affetto SLA, attraverso il sintetizzatore vocale è riuscito a cantare una canzone intitolata “Io sono Paolo” con la quale ha partecipato a Sanremo Giovani.
Dal mio punto di vista queste persone sono un modello da seguire, un esempio di intraprendenza, di bramosia di vivere e di voglia di gridare al mondo la propria esistenza. Malgrado le problematiche con i giusti ausili e la tecnologia utilizzata nella maniera adeguata, ognuno di noi può avere ancora il proprio ruolo in questa società che a volte per pregiudizi, o a volte per superiorità spesso cerca di tagliarci fuori. E allora, ragazzi, iniziamo a lottare con le unghie e con i denti e cerchiamo di creare il mondo che noi stessi vorremmo!!!