Il carnevale è senza dubbio la festa più pazza e variopinta dell’anno, dove tutto è permesso e dove il gioco, lo scherzo e la finzione diventano, per un po’, una pseudo-realtà. Si tratta di una delle ricorrenze più diffuse e popolari del mondo, basti pensare all’immensa notorietà di cui godono eventi come il Carnevale di Rio o quello di Venezia che non mancano di attirare tantissimi turisti. Ma cos’è il Carnevale? Da dove nasce la sua tradizione?

Il termine “carnevale” deriva dalla locuzione latina carnem levare – ovvero, letteralmente, “privarsi della carne” – che si riferiva all’ultimo banchetto che tradizionalmente si teneva il “martedì grasso” che precedeva il “mercoledì delle ceneri”.

Questa festa cade sempre in periodi diversi e dalla sua fine dipende anche l’arrivo della Pasqua. La musica che si sente suonare, le voci e le risate che echeggiano mi trasmettono la voglia di ballare e cantare. Sicuramente non avete mai provato a chiudere gli occhi e ad immaginare il carro allegorico che vi sta passando davanti, perché con lo sguardo cercate di cogliere tutti i movimenti, tutti i colori che lo stesso vi trasmette. Non è facile cercare di far rivivere in maniera così vivida i ricordi di ciò che è stato, ma dal mio punto di vista è ancora più difficile per le persone che non hanno mai avuto la fortuna e la gioia di distinguere le sfumature, di vedere le fantasie o guardare i movimenti invitanti e allegri di chi balla, soltanto potendo immaginare la vivacità colorata che si vive in questi momenti.

 In ogni caso però vorrei che malgrado questa festa sia ideata per seguire dei carri allegorici o per provare l’adrenalina di un travestimento, che potesse essere vissuta in maniera piena anche dalle persone disabili che magari devono rimanere seduti su una carrozzina e non possono ballare, magari non sentono bene e non possono ascoltare la musica o magari non possono vedere i coriandoli e le stelle filanti che dimostrano la gioiosità del momento che si sta vivendo.

Chissà se mai ci sia stata la proposta di alternare i ruoli, e quindi di travestirsi in maniera contraria, come nell’epoca romana i servi Saturniani che potevano prendere le vesti dei loro padroni, così mi chiedo chi indosserebbe i panni di una persona disabile, interpretando un ruolo così difficile e sicuramente non idoneo a se stesso, mentre di contro tutti i giorni chi è disabile tenta di mettersi nelle vesti di una persona che si definisce normodotata.

 Come disse il drammaturgo Nicolaï Evreïnov: “A carnevale tutto il mondo è giovane, anche i vecchi.
A carnevale tutto il mondo è bello, anche i brutti.“, ed io aggiungerei “A carnevale tutte le persone possono essere uguali, anche chi è diverso. A carnevale tutti possono provare a star bene, anche chi sta male”.

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