Nella rete degli investigatori è finito anche un appuntato dei carabinieri

Operazione antidoping dei Carabinieri del Comando provinciale di Reggio Calabria: fatta luce su una morte sospetta e smantellato un ingente traffico di anabolizzanti in palestre e nelle competizioni sportive; nove le misure cautelari personali, tra cui un forestale, e 20 indagati; migliaia i medicinali proibiti sequestrati.

Le indagini hanno fatto emergere un enorme giro di affari di centinaia di migliaia di euro, alimentato dalla sconcertante facilità con la quale, un certo numero di frequentatori delle palestre «affida» la propria salute a delle figure, spesso carismatiche e che si atteggiano a dei veri e propri “guru”, e che riescono, in tal modo, a guadagnare illecitamente ingenti somme di denaro a discapito della salute altrui.

Nel corso dell’indagine sono state sequestrate oltre 8.000 fiale e compresse di farmaci anabolizzanti e stupefacenti, vendute, ognuna, ad un prezzo molto variabile dai 10 ai 400 euro, a seconda del prodotto e della provenienza. I prodotti commerciati erano i più disparati, «GH», «nandrolone», «trembolone», «Stanazolo», «testosterone», con le loro varie declinazioni sintetiche, ormoni e farmaci androgeni e steroidei, vietati in Italia oppure destinati alla cura di gravi patologie e sindrome umane o addirittura a scopo veterinario.

Per quanto appurato dai carabinieri, i canali di approvvigionamento erano per lo più riconducibili all’estero, soprattutto da paesi est-europei e orientali, con metodi di pagamento basati sui circuiti internazionali, ma anche «bitcoin», contanti e ricariche post-pay. Sono state individuate però,anche talune locali farmacie che, «sottobanco», riuscivano a cedere a conoscenti e amici farmaci soggetti a prescrizione medica e solo per gravi patologie, anche tumorali, o ancora destinati ad uso veterinario, con quindi grave pericolo per la salute in caso di abuso.

L’indagine ha coinvolto vari protagonisti, dagli imprenditori del fitness, che approfittavano della professione e quindi dei contatti con gli atleti per aumentare i guadagni, ai personal trainer, o presunti tali, che improvvisandosi farmacisti, medici, nutrizionisti, anche al fine di consolidare il loro prestigio nelle competizioni agonistiche, consigliavano, anzi incoraggiavano il consumo di anabolizzanti ai loro atleti – talvolta procurati da loro stessi – ma anche commercianti di prodotti per le palestre, che tra le vendite legali aggiungevano il commercio di farmaci e sostanze vietate.

Nella rete degli investigatori è finito anche un appuntato dei carabinieri del ruolo forestale, accusato di essere il preparatore atletico del deceduto, al quale aveva prescritto, ma anche fornito, i farmaci anabolizzanti,che, secondo quanto ricostruito dalla Procura della Repubblica di Palmi, sono stati la principale causa della sua morte. Lo stesso, noto sportivo e preparatore atletico nella Provincia di Reggio Calabria, aveva una ampia platea di atleti, che si rivolgevano a lui via internet o per passaparola, che allenava anche mediante somministrazione e un commercio sistematico di farmaci anabolizzanti e stupefacenti, con regolari consegne a mano o anche via posta.

L’appartenenza all’Arma dei Carabinieri ha però rappresentato un aggravamento della sua condotta; tale qualifica infatti, notoria a gran parte delle persone, era di per sé un fuorviante elemento di affidabilità e sicurezza, tanto è che tra i suoi numerosi clienti sono stati individuati anche alcuni singoli appartenenti alle forze dell’ordine. Tale gravissima violazione dei doveri e obblighi della sua professione è stata però, come sempre accade, prontamente e severamente colpita e approfondita dai suoi stessi colleghi dell’Arma reggina.