Acquedolci, 31 Marzo 2020 – Qualcosa non torna nelle ricostruzioni ufficiali e giornalistiche sul caso Covid19 alla Residenza Aluntina, di San Marco d’Alunzio. I familiari della degente di Acquedolci risultata positiva al Coronavirus contestano le conclusioni affrettate e sostengono che la parente quando era stata trasferita dall’Ospedale di Sant’Agata alla struttura aluntina non aveva nessun sintomo della malattia e il suo ricovero a Sant’Agata era originato da una sua caduta nel proprio appartamento. “Nostra madre è stata contagiata e non il contrario, come sostengono le versioni di comodo finora diramate”. Nella loro lettera, i parenti scrivono, infatti: “È opportuno dare dei chiarimenti ai Sindaci dei Comuni interessati: di Torrenova e San Marco, oltre che per rassicurare la comunità di Acquedolci sui fatti riconducibili alla degente della casa di riposo “Residenza aluntina” di San Marco, che è risultata positiva al Covid19.
L’ottantatreenne in seguito a caduta presso il proprio domicilio, è stata ricoverata il 1^ Marzo 2020 presso l’ospedale di Sant’Agata Militello ed è stata dimessa giorno 9 Marzo, con un quadro clinico accettabile, ma impossibilitata a deambulare per i postumi della caduta. E’ stata condotta dai congiunti presso la residenza aluntina lo stesso giorno ed affidata alle cure del personale, per riabilitarsi ed essere protetta dal contagio di cui già si sentiva parlare in altre regioni d’Italia.
I Congiunti, sin dal primo giorno e ripetutamente nei giorni seguenti, hanno chiesto ai responsabili della struttura se fossero state ravvisate situazioni riconducibili ad eventuali contagi nella struttura. Rassicurati dai responsabili sulla situazione sanitaria, hanno affidato la loro mamma alle cure riabilitative del personale. In data 11 marzo risulta in servizio l’operatore sanitario residente a Torrenova, poi diagnosticato positivo al Covid19. Tale operatore, come si evince dai comunicati stampa dei sindaci di Torrenova e San Marco del 28 Marzo, e successiva rettifica, già giorno 12 Marzo accusava sintomi che lo costringevano a stare a casa in malattia e quindi in autoisolamento volontario.
In data 17 marzo, l’anziana signora accusava stato febbrile e tosse, i congiunti allarmati dai sopravvenuti sintomi chiedono chiarimenti all’operatrice del Centro, che però risultava assente perché malata. Rintracciata telefonicamente, rispondeva che sarebbe stato informato della situazione della degente il medico che affianca la struttura. Oggi si scopre che la suddetta operatrice è tra i 3 operatori residenti a San Marco risultati positivi.
I congiunti, convocati dal medico e dagli operatori giorno 20 marzo, si recavano nella struttura e conferivano con l’operatrice di riferimento, rientrata intanto al lavoro, e con il medico che confermava lo stato febbrile riconducibile ad un comune raffreddore. Giorno 22 marzo la signora è stata trasportata al “Cutroni Zodda” di Barcellona e lì giorno 24 e’ stata riscontrata la positività al Covid 19.
Secondo le indicazioni dell’Istituto superiore di Sanità, il periodo che intercorre fra il contagio e lo sviluppo dei sintomi clinici è stimato attualmente fra 2 e gli 11 giorni, con un valore medio stimato intorno al 5 e fino ad un massimo di 14 giorni.
Da questi elementi appare chiaro che la degente è stata il primo caso accertato, ma non la fonte del contagio nel focolaio di Coronavirus a San Marco; lei stessa è stata contagiata nella struttura. I casi di isolamento e di malattia degli operatori, non diagnosticati con il tampone, sono avvenuti ancor prima dell’apparizioni dei sintomi nella signora. Nell’ospedale di Sant’Agata M.llo, dove l’anziana è rimasta ricoverata per ben 9 giorni, non risulta finora ed a 22 giorni dalle dimissioni, nessun caso di contagio tra le persone che sono venute a contatto con lei.