Come la musica dà vita.

La bellezza salverà il mondo, diceva Dostoevskij
La bellezza, esiste una definizione? Forse si. Ne esistono tante e tutte egualmente giuste.
Ma ci sono così tante facce e sfumature che riuscire a elencarle e conoscerle tutte non è certo una strada facile da percorrere.
Allora parafrasiamo la frase di prima: “La musica salverà il mondo”.
La musica: l’arte di riprodurre il bello dei suoni.
Ognuno di noi affida alla musica parte delle frustrazioni, delle gioie, degli amori e dei dolori di ogni
periodo della nostra vita.
Nell’ultimo mese siamo stati “costretti” a combattere stando fermi, tranne chi è impegnato in prima linea, un nemico che colpisce tutti e tutto indiscriminatamente, a combattere questo maledetto Corona Virus.
Allora quale periodo “migliore” per chiedere alla nostra amata musica di tenerci compagnia e darci una speranza per uscire vincitori da questa battaglia? “The Times They Are A-Changing” diceva Bob Dylan quasi 60 anni fa, e il potere che ha l’arte di restare sempre attuale è forse il motivo per cui molti si affidano agli artisti quando vivono periodi difficili e bui.
Dylan, sempre precursore controcorrente, dice testualmente che sarebbe “meglio a cominciare a
nuotare per non affogare come pietre”. Che dire, parole semplici, forti e taglienti.
Cosa stiamo aspettando? Doveva veramente arrivare la pandemia per darci quella spinta che Dylan chiedeva a gran voce negli anni 60’? Forse…
“Come senators, congressmen, please heed the call” parole che possiamo tranquillamente utilizzare ora per spronare chi deve prendere decisioni ad ascoltare la “chiamata” anziché perdere tempo in beghe e discordie inutili.

Nel corso dei decenni tanti artisti e gruppi hanno infuso una certa dose di speranza e messaggi di incoraggiamento per comprendere meglio e accettare i cambiamenti del mondo. Come non pensare allora al Duca Bianco, al grande e sempre eterno David Bowie.
In una delle sue canzoni più famose e ascoltate di sempre, “Heroes”, composta in uno dei periodi più difficili per l’artista, trova il modo di premere sull’ acceleratore per vedere uno spiraglio di luce in fondo
al tunnel e, vedendo il bacio di due innamorati sotto il muro di Berlino, scrive “We can beat them/forever and ever / we can be heroes / just for one day”.
Cambiano i tempi, cambia il nemico ma il messaggio rimane immutato e con la stessa forza e impeto di sempre e in questa guerra riusciremo sia a battere il nemico che a essere eroi, forse anche solo per un giorno, ma orgogliosi di esserlo stati e di aver dato il nostro contributo.
E poi si che saremo Re e Regine.

Concludo con “It’s the end of the world as we know it (and I feel fine)”, brano dei R.E.M. che mi ha sempre entusiasmato per la potenza delle parole e la semplicità di un ritmo che continua a vivere nelle mie orecchie anche a distanza di tempo da quando lo sentii per la prima volta. Stipe dice, senza mezzi termini, che è la fine del mondo così come lo conosciamo, “ma io sto bene”. Stare bene, si. L’unica chiave di lettura che dobbiamo avere sta, non nell’ intrepretare quanto accade come un disegno divino, ma come un acceleratore per essere più uniti come uomini e ospiti di questa fantastica casa che è la terra.

Antonio Lo Re

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