Una chitarra, Una vita, Un testamento
Reggie Young è uno di quei pochi artisti che si sono fatti le ossa nelle sale di registrazione, prestando ad altri la loro capacità di creare emozioni e di incantare.
Questo vuol dire essere “sessionman”.
Un disco da solista realizzato da un sessionman promette bene vero?
Ebbene mai come in questo caso la promessa rispetta l’attesa.
Questo è un disco composto interamente da brani strumentali.
Sette tracce che possiamo descrivere come un opera testamentaria, una sorta di testimone da lanciare in direzione di chi continua la staffetta.
Reggie è scomparso il 17 gennaio del 2019.
La traccia di apertura ” Coming home to Leipers Fork ” è un raro esempio di quella attitudine che appartiene alla schiera di musicisti che agli albori dell ‘industria discografica, ha saputo scolpire delle pietre miliari, quei brani insomma che sono destinati a rimanere nei nostri cuori. Poche note, cariche di quel soul che apre la strada ad un crescendo in cui a Reggie si aggiungono i compagni di una vita fatta di suoni, il buon sano groove alla vecchia maniera, con gli abbellimenti e le cesellature armoniche donate dalla chitarra di Curtis Mayfield, un accompagnamento “gentile” di batteria ed i classici immancabili fiati.
Che faccio mi fermo qua?
Già la sola traccia di apertura vale tutto il disco ma le emozioni non si fermano qui.
In ” Memphis Grease” la sua abilità come chitarrista non è assolutamente seconda a nessuno e dimostra di essere al passo con i tempi con grande uso della melodia, come solo la scuola di Memphis può insegnare.
“Exit 209″ è uno di quei brani che spicca per grinta, specialmente per il solo in cui Reggie è lanciatissimo. Un aggettivo per il suono di Jennifer, nome della moglie ( che in questo brano suona il cello) lo definirei ” rotondo”. Ascoltare per credere. Se siete alla ricerca di emozioni musicali di classe, se andate pazzi per la musica soul, con la chitarra blues, accompagnata da una esperta e collaudata band a supporto, non vi perdete questo album.
Saverio Lipari.