Il Fascismo in Italia e la bufala della previdenza sociale

Chi parla di Fascismo in Italia, ad esempio, tende a commettere l’errore di associare al ventennio l’arrivo della previdenza sociale nel nostro Paese. Sbagliato, in quanto il primo sistema di garanzie pensionistiche è arrivato molto prima ed era originariamente concepito ai soli impiegati del pubblico e ai militari. Nel dettaglio, una svolta di questo tipo risale al 1895 e al tanto discusso governo Crispi. Con il Fascismo abbiamo avuto solo il nome INFPS, nel 1933. E si può facilmente comprendere il senso di propaganda legato alla “F”.

Le presunte bonifiche con il Fascismo in Italia

Una missione impossibile quella del Fascismo in Italia si riferisce alle note bonifiche. Inizialmente erano stati promessi 8 milioni di ettari recuperati. Si è poi scoperto di essere arrivati a poco più di 2 milioni, di cui un milione e mezzo in riferimento alle bonifiche concluse dai governi che si erano avuti prima del 1922. Sull’argomento, ci sono diversi studi da parte dello storico Francesco Filippi.

La rivoluzione immobiliare con il Fascismo in Italia

Ancora, c’è chi parla di una vera e propria rivoluzione immobiliare, per la quale dobbiamo ringraziare proprio il Fascismo in Italia. Peccato che la prima legge sulle case popolari risalga ad inizio secondo, ed in particolare al 1903. Fu opera di Luigi Luzzatti. I progetti di sviluppo urbano prendono forma tra il 1900 ed il 1920, coinvolgendo Roma, Torino, Napoli e Milano. L’Eur, voluto nella Capitale dal Fascismo, non risolse il problema riguardante la situazione abitativa in quella zona. 

Che dire dei treni in orario, forse la bufala più difficile da estirpare:

“Nasce e viene diffusa dal fascismo stesso – racconta Filippi – causa la crisi economica il regime fu costretto a tagliare il personale delle ferrovie. Risultato? I treni arrivavano ancora più in ritardo. Non potendo risolvere il problema, i fascisti semplicemente lo cancellarono. Per decreto non si poté più parlare dei ritardi dei treni perché lesivo dell’onore del Paese. E nella percezione collettiva questo significava che il problema era stato risolto”. Una delle balle più grosse per lo storico di Levico Terme è la battuta per cui Mussolini volle bene agli italiani. “Basterebbe leggere la documentazione delle persone vicine a lui per capire il contrario – sottolinea Filippi – il genero Galeazzo Ciano scriveva che il duce provava piacere nel vedere gli italiani soffrire perché così erano più deboli e manipolabili”. Eliminate le bufale rimangono i fatti e una sola lettura: Mussolini è stato un dittatore, uno spietato dittatore. E l’Italia uscita dal fascismo era più povera e provinciale, tra ingiustizie e disuguaglianze.

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