È trascorso da pochissimo il 25 Aprile, giornata della liberazione, dove la storia d’Italia assume un particolare significato politico e militare nel ricordo dei partigiani che hanno lottato contro i nazifascisti per liberare il territorio Italiano. La popolazione l’ha vissuta in maniera ancora più caratteristica in questi giorni a causa del SARS-CoV-2, anche se sinceramente credo che la lotta che stiamo affrontando contro questo nemico invisibile venga vissuta proprio dai nostri veterani in maniera superficiale forse perché non devono lottare contro delle pallottole vaganti o delle mine inesplose e non si rendono conto del pericolo imminente che incorre.
Ancora una volta sono talmente tante le cose che vorrei dire e non sapendo da dove iniziare, parto da me e dalla lotta personale che continuo ad avere con le istituzioni e con coloro che mi dovrebbero tutelare e aiutare in questo momento così difficile. Eravamo rimasti al mio grido di aiuto che non soltanto ho fatto alla COC, gli assistenti sociali, alla Protezione Civile, al Policlinico ma ad oggi anche al Prefetto di Messina e dai quali a tutt’oggi non ho avuto nessuna risposta positiva.
La mia domanda è: come mai sento continuamente parlare delle stesse situazioni che per quanto mi riguarda ormai sono più propaganda politica anziché di quello che realmente sono i problemi nascosti e reali di una categoria di persone che si trovano in difficoltà?
Neanche in questo momento i politici si risparmiano colpi gli uni contro gli altri, e per quanto in alcuni casi devo lodare il nostro Sindaco, altrettanto mi sento di dover sottolineare il fatto che forse se avesse utilizzato altri toni, non accusatori e aggressivi con chi si trova a capo della regione o del governo, forse si poteva instaurare una collaborazione e le sue idee sarebbero state prese come dei suggerimenti anziché come delle soluzioni attuative superiori a quelle fattivamente messe in atto. Basta pensare all’articolo 99, detto Omnibus, contenuto nella finanziaria 2018, dove le valide idee di Cateno De Luca potranno dare soluzioni a tante problematiche regionali.
Dal mio punto di vista però non riesco a non farmi due domande, per esempio: perché vengono previsti 10 milioni per l’abbattimento delle barriere architettoniche e dei fondi della realizzazione dei cosiddetti “Villaggi del dopo di noi” per le persone disabili e non si pensa invece alla problematica del presente che stiamo vivendo?
Non voglio stare qui a rompervi con la cronologia di quello che ho fatto o non ho fatto per poter esercitare i miei diritti, ma soprattutto per tutelare la mia salute. Non riesco però a fare a meno di notare alcune cose che secondo me andrebbero attenzionate, quella fresca fresca è il nuovo DPCM di Conte che avrebbe dovuto illuminarci sul comportamento da attuare in seguito alle restrizioni causate dal virus.
Ho prestato molta attenzione alla conferenza del nostro Presidente del Consiglio e non ho potuto fare a meno di alienarmi quando malgrado valutasse le richieste della CEI negava lo svolgimento dei culti religiosi per il pericolo di aggregamento, però contestualmente si poneva il problema della ripresa del campionato, o vogliamo parlare altrimenti del come poter fare allenamento o attività sportiva ma non vengono minimamente considerate le persone disabili e come devono affrontare le difficoltà dovute alle loro limitazioni?
Rimango ancora più sbalordita quando il sindaco De Luca si dichiara deluso sulla questione degli stabilimenti balneari mentre io personalmente rimango delusa dal Suo assoluto silenzio al grido di aiuto di alcuni cittadini più bisognosi. Per carità, so che ci sono tante situazioni da affrontare e alcune di vitale importanza, ma non ci sono persone di di serie A o di serie B, di prima o di seconda classe, dovremmo essere tutti sullo stesso piano, soprattutto in un periodo così difficile. L’assessore alle politiche sociali Calafiore si occupa così tanto dei buoni spesa, come se l’unico problema delle persone fosse quello solo alimentare e non si degna neanche di rispondere ai messaggi che le vengono inviati, come altri della giunta sottolineerei. La mia vocina è piccola piccola rispetto ad altre altisonanti, ma non per questo meno importante. Io denuncio una disattenzione per la categoria dei disabili in generale e per quella dei non vedenti in particolare.
Si sta attenti a non chiamare handicappati queste persone e di dire al massimo diversamente abili, che poi alla fine è proprio quello che si è perché ognuno di noi assume un’abilità diversa nella propria disabilità, e proprio per questo si è speciali!
Non ci si può minimamente immaginare cosa significa non poter fare le cose che sembrano tanto ovvie e mi sono resa conto una volta di più che diamo tante cose per scontate, e infatti se così non fosse chi ci governa, chi avrebbe dovuto proteggerci e salvaguardarci doveva avere un po’ più di riguardo nei nostri confronti. Una semplice passeggiata o l’andare al supermercato o fare jogging attorno alla propria abitazione per noi persone non vedenti è assolutamente vietato, ma non perché materialmente lo sia ma perché fattivamente non è possibile poterlo fare da soli.
Dal mio punto di vista ciò che può sembrare banale diventa importante per una persona non vedente, perché a noi non è più concesso distrarci con i colori variopinti o dalle attrazioni che ci circondano, non possiamo neanche vedere le semplici emozioni che suscitano le nostre parole sull’eventuale interlocutore che ci è accanto.
Per quanto mi riguarda però, quello che è ancora peggio, non posso più perdermi nell’azzurro oceano dei meravigliosi occhi del mio piccolo e catturare la miriade di sensazioni che ciò mi provocava. Lui, la mia vera linfa vitale, la mia forza e il coraggio ad andare avanti, la prima persona che mi ha fatto scoprire il mondo della disabilità e a capire che essa non è tristezza ma allegria di vivere e gioia di vincere. La vittoria più importante per me è esserci e combattere con ironia le difficoltà che la vita ci impone. Secondo il mio punto di vista dovremmo andare oltre all’apparenza, l’ignoranza, ai pregiudizi, alla superficialità e a volte perché no, anche alla paura, soprattutto però bisogna smettere di essere egoisti e guardare gli altri con amore, vedere non soltanto con gli occhi e sentire non soltanto con le orecchie… andare oltre i propri limiti. Se ci facciamo trasportare dai sentimenti, dalle emozioni e dalle passioni, ci facciamo guidare da una forza universale che è l’amore, una forza che governa e che include tutte le altre, una forza invisibile più potente. L’amore è la luce che illumina coloro che lo danno e che lo ricevono e che permette l’umanità di non estinguersi nel cieco egoismo. Concludendo, come dice il famoso poeta-aforista Gibran “Il vero amore non è né fisico, né romantico. Il vero amore è l’accettazione di tutto ciò che è, è stato, sarà o non sarà. Le persone più felici non sono necessariamente coloro che hanno il meglio di tutto, ma coloro che traggono il meglio da ciò che hanno. La vita non è una questione di come sopravvivere alla tempesta, ma di come danzare nella pioggia”

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