L’ennesimo caso di violenza eccessiva della polizia nei confronti di un afro-americano ha toccato da vicino anche il mondo NBA. Il video in cui George Floyd, afro-americano di 46 anni, viene bloccato a terra violentementeda un agente della poliziadi Minneapolis portandolo a gridare “Non riesco a respirare”, arrivando infine a non muoversi più e successivamente alla morte in ospedale, ha provocato enormi proteste negli Stati Uniti. Per l’ex giocatore NBA Stephen Jackson, però, ha significato qualcosa in più: Jackson e Floyd erano infatti amici fraterni essendo cresciuti insieme in Texas, come ha ricordato lo stesso Jackson in lacrime su Instagram. “Tutti sanno che ci chiamavamo l’un l’altro ‘Gemello’. Era andato in Minnesota per cambiare la sua vita guidando camion, gli avevo mandato due o tre scatole di vestiti, stava facendo la cosa giusta. E voi avete ucciso mio fratello. Ora andrò a Minneapolis, farò tutto ciò che mi è possibile per non far passare la vicenda sotto silenzio”.
La cronaca di quanto accaduto
Floyd era stato fermato dalla polizia al 3700 di Chicago Avenue South a seguito di una chiamata per presunta contraffazione di un documento o di un assegno e “appariva sotto gli effetti di alcool e droga”. Secondo il racconto degli agenti Floyd, che si trovava all’interno di un auto, ha opposto resistenza all’arresto quando gli è stato chiesto di uscire. Davanti a diversi passanti che hanno iniziato a riprendere la scena, un poliziotto lo ha bloccato a terra con un ginocchio all’altezza del collo rimanendo in quella posizione con tutto il peso del corpo per diversi minuti nonostante le proteste dei presenti e dello stesso Floyd, che più volte si è lamentato e ha detto di non riuscire a respirare, fino a rimanere a terra privo di sensi. “Quando gli agenti sono riusciti a mettergli le manette si sono accorti che stava avendo un problema medico” è stata la versione ufficiale del Minneapolis Police Department, smentita da diversi testimoni. Floyd è poi morto poco dopo in ospedale. Il sindaco di Minnapolis Jacob Frey ha confermato il licenziamento dei quattro poliziotti coinvolti nell’incidente, dichiarando che la tecnica utilizzata va contro le regole del dipartimento. Il caso di Floyd ha ricordato da vicino quello di Eric Garner nel 2014 a New York, la cui frase “I can’t breath” era diventata una scritta sulle maglie con cui numerosi giocatori NBA sono scesi in campo per il riscaldamento nei giorni successivi all’omicidio.
Le proteste di LeBron James e Steve Kerr sui social
Non potendo scendere in campo, il mondo NBA ha utilizzato i social media per esprimere la sua protesta a quanto accaduto a Minneapolis. Due, in particolare, si sono fatti sentire: LeBron James ha postato sulle sue storie di Instagram il video dell’episodio con la scritta “Ci danno la caccia” e poi ha pubblicato una foto in cui si mettono una di fianco all’altra l’immagine del poliziotto inginocchiato sul collo di Floyd e quella di Colin Kaepernick inginocchiato durante l’inno nazionale per protesta contro la brutalità della polizia nei confronti delle minoranze. Il tutto scrivendo: “Adesso capite!!??!!?? O siete ancora confusi?? #StateAllerta”. Anche Steve Kerr, capo-allenatore dei Golden State Warriors, su Twitter ha ripostato il video scrivendo “Questo è un omicidio. È disgustoso. Sul serio, cosa diavolo è andato storto in noi????”.