L’avvocato Morello interviene sul ruolo dell’imprenditore di Sant’Agata di Militello: “Esclusa la fattispecie associativa”
È noto da anni alle forze dell’Ordine Michele Nigrelli, finito oggi nuovamente nelle maglie della Guardia di Finanza come mente di una organizzazione dedica al riciclaggio internazionale e false fatturazioni.
Il commercialista di Reitano ma residente a Mistretta, coinvolto in una serie di truffe all’Unione Europea, attraverso falsi progetti 488 sull’imprenditoria, anche allora era considerato il cervello finanziario dell’operazione che creò qualche noia anche a padre Ferlauto dell’Oasi di Troina.
Ora la procura di Enna e dalla guardia di finanza di Nicosia lo scoprono a capo di una organizzazione dedita alle false fatturazioni e al riciclaggio. L’inchiesta, denominata ‘Offshore Cash’, coordinata dal procuratore Massimo Palmieri e portata avanti dai sostituti Stefania Leonte e Francesco Lo Gerfo, contesta i reati di riciclaggio internazionale, autoriciclaggio, associazione a delinquere, emissione e utilizzo di fatture per operazioni inesistenti. Il riciclaggio su scala internazionale, secondo gli investigatori, aveva “il fine ultimo di schermare l’origine delittuosa dei proventi illeciti”.
Quattro gli indagati. Oltre Nigrelli, del ’59 anche Antonio Cusmà Piccione nato a Catania e residente a Nicosia, del ’77, Ignazia Gagliano di Nicosia e l’imprenditire di Sant’Agata di Militello Calogero Nocifora Amata.
Sulla posizione di quest’ultimo è intervenuto il legale Agostina Morello che ha precisato che il suo assistito non risulta neanche indagato per le ipotesi di riciclaggio internazionale ed autoriciclaggio.
Secondo gli inquirenti “non emerge con sufficiente chiarezza un vincolo illecito stabile con riguardo a condotte delittuose effettivamente connotate da continuità, frequenza ed intensità di rapporti e dall’interdipendenza delle condotte medesime, cioè dal contributo consapevole di ognuno alla ralizzazione ed all’efficienza di un programma criminoso”.
L’avvocato Morello, sul ruolo dell’imprenditore di Sant’Agata titolare di una ditta edile, rileva che il gip nell’ordinanza di sequestro preventivo per l’importo di 66.000 euro, ha affermato “il difetto di elementi idonei relativamente alle fattispecie di cui agli art. 647 bis e 648 ter1 c.p.”, contestate ai capi 6 e 7 ed ha anche escluso la fattispecie associativa contestata al capo 1.
“Pertanto, all’esito della decisione del gip, risulta notevolmente affievolita la posizione dell’imprenditore santagatese – scrive il legale – a carico del quale restano, secondo il gip, elementi idonei a sostenere il reato di fatture per operazioni inesistenti e per il relativo uso nella dichiarazione fiscale. Si documenta la circostanza di cui sopra con uno stralcio del provvedimento di sequestro preventivo di € 66.000,00”.