Basterebbe già la citazione degli Stones a chiudere la recensione su questo album, ed a definire la carriera
di Willie Nile, tuttavia in entrambi (disco e carriera) c’è molto, molto di più.
Classe 1948, dopo l’ottimo omonimo esordio nel 1980 (che contiene, tra l’altro, la “Vagabond moon” che
Massimo Bubola coverizza in “Vieni alla finestra”) ed il tiratissimo “Golden Down” del 1981, è costretto ad
un lungo stop a causa di problemi legali con la casa discografica.
Solo nel 1991 riesce nuovamente a pubblicare un altrettanto acclamato album come “Places i have never
been”, ed a rilanciare la sua carriera, divenuta molto prolifica soprattutto negli ultimi anni.
Schietto e sincero, in musica come nei testi, Nile ha trovato una sua via “melodica” al rock, con furiose
schitarrate (entrate nel suo DNA ascoltando gli artisti che si esibivano negli anni caldi del “CBGB”), e ballate
emozionanti (retaggio degli amati sixties).
I suoi brani sono resi inconfondibili dalle sue “mille” chitarre, e da una voce assolutamente riconoscibile che
da sola conferisce una buona fetta di valore.
E non si smentisce certo con questo nuovo album, “New York at night”, che probabilmente nulla aggiunge e
nulla toglie al mondo del Rock ed al suo personalissimo modo di interpretarlo, ma che si lascia
piacevolmente ascoltare e riascoltare, catapultandoci nella sua amata New York, la città che lo ha adottato
e già al centro di altri suoi lavori.
Il rock ‘n’ roll, e le chitarre, la fanno da padroni, ma non manca il piano, e qualche ballata, a dare un po’ di
respiro tra una cavalcata elettrica e l’altra.
Sa far bene il suo lavoro, e come lui i suoi affidabili musicisti, e ci regala queste ulteriori 12 perle da
ascoltare tutte d’un fiato, e quando si arriva alla fine, non si può fare a meno di pensare… in fondo, è solo
rock ‘n’ roll… ma quanto ci piace!
Rino Bonina