Cosa sia davvero successo al Festival Folk di Newport del 1965, soprattutto dietro le quinte, lo sanno solo coloro che erano presenti.
La leggenda narra di un Pete Seeger con un’ascia in mano che tentò di tranciare i cavi, anche se lui stesso, diversi anni più tardi, dichiarò che probabilmente disse solo “se avessi un’ascia trancerei quei cavi all’istante!”.
Di sicuro, c’è che Dylan, come altre volte avrebbe fatto in futuro, creò un nuovo modo di fare musica.
Da sempre restio al farsi identificare o ingabbiare in un singolo contesto, così come all’essere tirato per la giacchetta dentro qualsivoglia causa o battaglia (a meno che non l’avesse scelto lui, come più tardi farà contro l’ingiusta condanna all’ex pugile Rubin Carter), dopo essere diventato il personaggio più importante del movimento folk, decise che era giunto il momento di abbandonarlo per passare ad altre forme di espressione che fossero più congeniali a ciò che sentiva di dover esprimere in quel momento.
Più semplicemente, il Folk, di cui era diventato il profeta, non gli bastava più, e siccome ancora non esisteva ciò che cercava lui, semplicemente, lo inventò.
Continuò a dire le stesse cose, ma in una forma diversa, e ne aggiunse altre, usando però chitarre elettriche, basso e batteria. E per farlo sapere al mondo, scelse proprio il palco più importante per il movimento che stava per abbandonare, incurante, già da allora, delle possibili reazioni del pubblico.
Che, ovviamente, non è che la prese benissimo…
Qualcuno rimase in verità stupito capendo subito quello che stava succedendo, lì e nei successivi concerti, in uno dei quali, durante il tour nel Regno Unito dello stesso anno, avvenne il famoso episodio in cui, quando uno spettatore gli grida “Judas!”, dapprima gli risponde “I don’t believe you” e “You’re a liar.”, poi, rivolto alla band, ordina “Play it fucking loud!”, ed attacca una pazzesca “Like a rolling stone”.
Tornando al Festival, ed alle spesso imprecise e lacunose ricostruzioni che non forniscono certezze su cosa sia realmente accaduto, di certo Dylan dopo tre pezzi elettrici, riprese in mano l’acustica ed attaccò “It’s all over now, baby blue”, e nessuno capì che, davvero, per la sua militanza nel movimento folk era tutto finito, dal momento che i tre album (di cui uno doppio) pubblicati dal 1965 a 1966, hanno cambiato per sempre la storia della musica.
Niente fu più come prima, e niente di ciò che in musica venne dopo ci sarebbe mai stato senza quei tre album e la svolta elettrica
Rino Bonina