“Ascoltami, mi devi ascoltare molto attentamente. Sono su un aereo. E’ stato dirottato. Ti amo tanto. Di’ ai miei figli che li amo tanto”. Ceecee Lyles è una hostess. Si trova sul volo United Airlines 93, uno di quelli dirottati l’11 settembre 2001, quello che si schianterà sulla Pennsylvania, senza raggiungere il proprio obiettivo. La sua ultima telefonata (clicca qui per ascoltarla) è rimasta registrata sulla segreteria telefonica del marito e resa poi pubblica. In quel lasso di tempo tra l’inizio dell’attacco fino al crollo delle Torri Gemelle, sono centinaia le persone che hanno provato prima a cercare aiuto chiamando il 911 (il numero delle emergenze negli Usa) e poi, di fronte alla consapevolezza della morte, hanno tentato di salutare per l’ultima volta le persone care.
Una delle prime telefonate partite dall’interno delle Torri Gemelle (clicca qui per ascoltarla) è quella di Christopher Hanley, 35enne che si trovava all’ultimo piano del World Trade Center. Quattro minuti prima un aereo si è schiantato nel palazzo. Hanley non ha ancora chiaro che cosa sia successo. Nella sua chiamata al pronto intervento la voce è calma. Spiega che c’è molto fumo e chiede l’intervento di qualcuno. Anche l’operatore gestisce la telefonata secondo le procedure standard. Suggerisce di non agitarsi, di aprire le finestre. “Stiamo arrivando” assicura. Ma nessuno riuscirà a raggiungere Hanley.
In questi dieci anni successivi all’attacco all’America sempre più telefonate e sms sono stati resi pubblici. Dalle autorità che le avevano registrate o dai familiari che volevano cercare di condividere il proprio lutto. Audio diffusi anche in Rete che testimoniano ancora oggi la parabola di quel giorno. Dalle prime chiamate al pronto intervento, via via con voci sempre più spaventate, fino ai messaggi di addio sulle segreterie telefoniche o nei cellulari. Dall’altra parte operatori telefonici impossibilitati a gestire un evento fino a quel momento inimmaginabile.
“I miei unici pensieri sono per Nicholas, Ian e te” si legge in un sms inviato l’11 settembre. “Sono terrorizzata. Ho bisogno di dirti quanto veramente ti ami. Diane” si legge in un altro. Tutti i messaggi spediti da cellulare a cellulare sono stati resi pubblici da Wikileaks nel 2009. Come le registrazioni audio, sono una finestra aperta sull’ansia e le emozioni profonde di quel giorno. “So che hai una relazione nuova e non ti importa più nulla di me – si legge in un sms – Ma nonostante ciò che possa accadere oggi sappi che ti amo”. Tra i tanti messaggi di addio, paura e angoscia spunta anche qualche spiraglio di speranza: “Urgente. Sono Tim. Sto bene. Ero fuori dall’edificio quando è esploso, ma sto bene”. “Papà, ti voglio bene e sono felice che stia bene. Chiamami appena sei a casa” si legge in un altro.
Una speranza assente in tutte le registrazioni audio. “Stai calma, non ti muovere, stai lì, stanno venendo a prenderti” dice la centralinista del 911 a Melissa Doi. Lei (clicca qui per ascoltare) continua a lamentarsi che “fa caldo, il pavimento è caldo, abbiamo paura”. Come tanti altri si trova sopra lo squarcio provocato da uno degli aerei che hanno colpito le Torri. Sotto di lei le fiamme provocate dall’impatto stanno erodendo l’acciaio che tiene in piedi la struttura del palazzo. Melissa sarà una delle oltre tremila vittime di quel giorno. L’ultimo a telefonare dal World Trade Center è Kevin Cosgrove (clicca qui per ascoltare la chiamata) . L’uomo d’affari si trova al piano numero 106. Sta parlando con il 911 per cercare di capire se riusciranno a raggiungerli. All’operatore confessa di aver mentito alla moglie, di averle detto che era riuscito a mettersi in fuga, per tranquillizzarla. La chiamata si interrompe di colpo. Mentre parla si sente un boato. Il palazzo sta crollando sotto di lui. Kevin Cosgrove grida: “Oh my god”. Poi, solo il silenzio.