È stato diffuso ieri il “Report 45”, l’ultimo di Iss e ministero della Salute con dati relativi alla settimana fra il 26 ottobre e il 1° novembre (aggiornati al 7 novembre). Per la cabina di regia nazionale, la «classificazione complessiva del rischio» in Sicilia resta «alta», ma senza più la «probabilità alta di progressione» che c’era nel dossier del 25 ottobre. (GUARDA QUI l’AGGIORNAMENTO DELL’ISS). Ma permangono «molteplici allerte di resilienza dei servizi sanitari territoriali».

Due, in particolare. L’indice 2.1, la «percentuale di tamponi positivi», risulta in aumento: dal 7,9% (3.182 su 40.475) al 12,2% (5.686 su 46.705) in appena una settimana, se si considerano i dati al netto di test ripetuti allo stesso soggetto e screening. Il tasso lordo, nell’“Aggiornamento epidemiologico” di Iss firmato dal presidente Silvio Brusaferro, è più alto: nell’Isola, fra il 19 ottobre e il 1° novembre, ogni 100 tamponi 17,7 sono con esito positivo.

La seconda «allerta di resilienza» è sull’efficacia del tracciamento: considerato «sotto soglia» (83,6%) l’indice 2.6, che misura il rapporto fra i positivi «per cui sia stata effettuata una regolare indagine epidemiologica con ricerca dei contatti stretti» e il «totale di nuovi casi di infezione confermati». Gli altri elementi negativi sono l’andamento settimanale dei contagi (6.115 i nuovi positivi in sette giorni, 123,08 casi per 100mila abitanti) e il trend dei focolai locali (da 504 a 630 quelli attivi, 153 i nuovi cluster).

Ma l’emergenza più grave è strutturale: confermata la «probabilità di una escalation a rischio alto nei prossimi 30 giorni», stimata in «più del 50%», sulla saturazione dei posti in terapia intensiva (21% al 2 novembre, ma il limite del 30% è stato di fatto sforato negli ultimi giorni) e nelle degenze di area medica (il 29%, sempre più vicino alla dead line del 40%).

Cosa cambia concretamente? Per ora niente. Se il governo dovesse decidere oggi – ma non lo farà prima del 3 dicembre – la Sicilia si confermerebbe zona arancione: la «classificazione del rischio» resta «alta», e lo è da più di tre settimane consecutive.