Covid: le cose da fare se un collega è positivo
A fornire indicazioni è il “Protocollo di regolamentazione delle misure per il contrasto e il contenimento della diffusione del virus Covid-19 negli ambienti di lavoro”, firmato da Governo, sindacati e imprese e aggiornato dal Dpcm del 24 ottobre 2020.
Innanzitutto, il lavoratore deve dichiarare immediatamente la positività al datore di lavoro: se l’interessato è risultato positivo durante il lavoro, si deve procedere al suo isolamento fiduciario e a quello degli altri presenti nei locali, in base alle disposizioni dell’autorità sanitaria.
L’azienda deve dunque avvertire immediatamente le autorità sanitarie competenti, chiamando i numeri di emergenza per il Covid-19 forniti dalla Regione o dal Ministero della Salute. Si rende necessaria la collaborazione tra il datore di lavoro e le autorità sanitarie, per definire gli eventuali contatti stretti del collega positivo al tampone Covid-19 e permettere così agli enti competenti di applicare le necessarie e opportune misure di quarantena.
L’azienda deve produrre il protocollo anti-contagio aziendale. In attesa che i contatti stretti siano individuati, il datore può chiedere agli eventuali possibili contatti di allontanarsi dal luogo di lavoro in isolamento volontario a domicilio fino al completamento dell’indagine epidemiologica.
L’Asl deve contattare l’azienda in cui il caso positivo risulta occupato e richiede il nominativo del medico competente, per identificare i contatti lavorativi da includere nella sorveglianza ed effettuare le dovute indagini.
La presenza del caso positivo in azienda determina anche l’immediata sospensione dell’attività nel reparto produttivo o nei locali di lavoro e la necessità di provvedere all’areazione dei locali e alla disinfezione, secondo le modalità descritte nel protocollo ministeriale. Se si incarica della sanificazione o della pulizia un’impresa appaltatrice, è importante fornire un’immediata informazione riguardo al caso di positività, affinché il datore di lavoro della ditta in appalto adotti tutte le cautele necessarie in materia di salute e sicurezza dei lavoratori.
Se il lavoratore è invece risultato positivo al di fuori del lavoro, l’azienda deve sospendere l’attività, procedere alla sanificazione straordinaria dei locali, comunicare l’assenza al medico competente e può riprendere l’attività lavorativa, attendendo dalla Asl eventuali ulteriori disposizioni.
Che cosa succede al lavoratore
Se il lavoratore è:
- positivo asintomatico: può rientrare in comunità dopo un periodo di isolamento di 10 giorni, calcolati a partire dalla comparsa della positività, dopo aver eseguito un test molecolare con esito negativo;
- positivo sintomatico: può rientrare in comunità dopo un periodo di isolamento di almeno 10 giorni dalla comparsa dei sintomi, dopo aver eseguito un test molecolare con esito negativo; il test può essere eseguito dopo almeno 3 giorni dalla scomparsa dei sintomi (non è considerata la perdita di gusto e olfatto, che può persistere per lungo tempo);
- positivo a lungo termine, diventato asintomatico: può interrompere l’isolamento dopo un periodo di 21 giorni, calcolati a partire dalla comparsa dei sintomi; i sintomi devono però essere scomparsi da almeno 7 giorni;
- contatto stretto di caso positivo accertato: ha l’obbligo di quarantena di 14 giorni, calcolati a partire dal giorno di ultima esposizione al caso; la quarantena può essere ridotta a 10 giorni, se esegue un test antigenico o molecolare entro il decimo giorno, con riscontro negativo.