La Sicilia battuta su tutti i fronti sul Recovery Plan. Ogni proposta che la Regione aveva presentato è stata bocciata: dal Ponte sullo Stretto di Messina al porto di Marsala, fino alla metro di Palermo e all’aeroporto di Milazzo. Un vero e proprio caso politico sulle grandi opere per l’Isola che erano stato proposte e che non avranno un seguito. Una vicenda che – scrive Giacinto Pipitone sul Giornale di Sicilia in edicola – che Palazzo d’Orleans non esita a bollare come “uno schiaffo”.
Ciò che la Sicilia aveva chiesto in termini di infrastrutture sono rimaste fuori dalla programmazione del premier Giuseppe Conte illustrata ieri ai ministri. Con il Governo nazionale si schiera il viceministro alle Infrastrutture, Giancarlo Cancelleri che definisce quella della Regione “una proposta da campagna elettorale che peraltro nessuno aveva chiesto”.
Ma i fondi del Recovery Plan, adesso, rappresentano una spina nel fianco per il premier che già se la deve vedere con le critiche espresse da Matteo Renzi e che d’ora in poi troverà pure il fronte ostile delle Regioni, la Sicilia ma non soltanto, che si ritengono escluse dalla redazione del piano. Conte è andato avanti senza consultazioni, accusa il presidente della conferenza delle Regioni, Stefano Bonaccini, governatore dell’Emilia Romagna.
“Appare davvero preoccupante leggere di come, in nessuna delle bozze circolate, compaia il ponte sullo Stretto” dice l’assessore alle Infrastrutture della Regione Siciliana, Marco Falcone, commentando le bozze del Recovery Plan. “Lo stesso per tante altre priorità strategiche individuate nel documento inviato a Roma dalla Regione Siciliana. Ma innanzitutto l’estromissione del Ponte, maturata fra slogan e vere e proprie prese in giro come il tunnel o la funivia dello Stretto, rappresenta certamente il più grave fra gli schiaffi inferti dal Governo Conte ai sogni e alle necessità della Sicilia e dell’intero Mezzogiorno d’Italia”.
“Nel pieno della crisi pandemica epocale che stiamo vivendo – prosegue Falcone – gli investimenti miliardari del Recovery Plan vengono dipinti da mesi come degni successori delle politiche keynesiane o del Piano Marshall, interventi entrati nella storia dell’Occidente. Bene, oggi purtroppo dobbiamo prendere atto della realtà: la Sicilia e il Sud saranno esclusi da una svolta di tale portata grazie a una precisa scelta politica del Governo Conte. Tra l’altro, fino a pochi giorni fa – ricorda l’assessore alle Infrastrutture – il presidente Nello Musumeci aveva tenuto una linea costruttiva, chiedendo al ministro Paola De Micheli di prevedere il Ponte nel Recovery Plan, o quantomeno, nel caso in cui veramente esistesse, un progetto di attraversamento stabile dello Stretto da realizzare in tempi rapidissimi. Purtroppo, nulla di tutto ciò”.
“Ci dispiace – conclude Falcone – che la Sicilia, ancora nel 2021, sia tagliata fuori dall’Alta velocità per un capriccio ideologico di Pd e Movimento 5 stelle. Ci auguriamo che, almeno in extremis, uno scatto di orgoglio (o d’amore) per l’Italia da parte di qualche componente della maggioranza”.