Speranza lancia l’allarme: “La terza ondata arriverà e bisogna organizzarsi”
Alla mezzanotte dell’Epifania scadrà il decreto Natale e servirà un provvedimento-ponte, un’ordinanza del ministro della Salute.
Al termine del vertice tra governo e Regioni per illustrare le ipotesi sulle misure che saranno introdotte dal 7 gennaio, il ministro Speranza ha confermato che si valuta “per il prossimo fine settimana di applicare le misure da zona rossa per i festivi e prefestivi, con la salvaguardia dei Comuni più piccoli per gli spostamenti”. In ogni caso servirà un nuovo passaggio all’interno del governo “dopo aver raccolto i contributi dei presidenti”.
Con il via libera del Cts, si abbassa dunque la soglia che fa entrare le regioni nelle aree di rischio che impongono il blocco degli spostamenti e la chiusura dei locali pubblici. Con una ulteriore novità: dal 15 gennaio sarà probabilmente introdotta una “zona bianca” che consentirà di far ripartire tutte le attività, palestre, cinema e teatri compresi. E’ stato il ministro Dario Franceschini a proporre questo cambiamento “per dare una nuova speranza ai cittadini”, trovando subito l’appoggio del titolare della Giustizia Alfonso Bonafede, anche lui esponente dell’ala rigorista ma comunque d’accordo sulla necessità di “guardare alle ripartenze almeno dove è possibile”.
Tra le misure che si stanno valutando c’è la proroga del divieto di spostamento tra le regioni anche se si trovano in fascia gialla. Per questa misura, che limita le libertà costituzionali, serve un decreto legge e il governo ha deciso di confrontarsi con i presidenti di Regione. “Fondamentale è mantenere il rigore”, ribadiscono i ministri Roberto Speranza e Francesco Boccia. Il governo potrebbe lasciare la possibilità a due persone di effettuare visite a parenti e amici.
La regola sarebbe uguale a quella applicata durante le festività natalizie: solo una visita al giorno, sempre entro i limiti del coprifuoco e con la possibilitá di portare con sé i figli minori di 14 anni. Alcuni scienziati hanno proposto al governo di valutare l’anticipo del coprifuoco dalle 22 alle 20, ma anche i ministri della cosiddetta “linea dura” pensano che questa misura non influirebbe in maniera determinante sul controllo dei contagi. Pare scontato che si confermerà il divieto di uscire dalla propria abitazione dalle 22 alle 5, a meno di “comprovate esigenze”, vale a dire motivi di lavoro, urgenza e salute.
La paura di una terza ondata ha convinto scienziati e governo a irrigidire gli indicatori, come richiesto dai presidenti delle Regioni per intervenire in quelle aree dove il numero dei contagi continua a salire. E così entreranno in zona arancione le regioni che hanno un Rt pari a 1 (attualmente è 1,25) e in rosso quelle che sono a 1,25 (adesso è 1,50).
Il 7 e l’8 gennaio sono gli unici due giorni in cui tutta Italia potrebbe essere gialla. Una decisione ancora da prendere, ma che verrebbe assunta anche per consentire la riapertura delle scuole con il ritorno in presenza, sia pure al 50%, degli studenti delle superiori. Il Pd teme nuovi focolai e frena, ma Giuseppe Conte sostiene la battaglia per la riapertura dei licei, portata avanti dalla ministra Lucia Azzolina del M5S. Anche gli scienziati sono preoccupati, pensano che il ritorno sui banchi possa favorire un ulteriore aumento dei contagi e così potrebbero essere i governatori a firmare ordinanze piú restrittive.
E l’8 gennaio arriverà il monitoraggio settimanale, che fornirà i dati in base ai quali il ministro Speranza firmerá l’ordinanza per assegnare a ogni regione la fascia di rischio. Sabato e domenica tutta Italia potrebbe ritrovarsi arancione. Vuol dire che ci si potrá spostare liberamente all’interno del proprio Comune, ma saranno chiusi bar e ristoranti. I negozi saranno aperti, mentre i centri commerciali dovranno tenere le saracinesche abbassate. Aperti i parrucchieri e i centri estetici. Dall’11 al 15 ritorna la divisione
per fasce e dunque ogni regione seguirá le regole previste dalla fascia in cui si trova, sulla base delle valutazioni dell’Istituto superiore di sanità.