Nel secondo dopo guerra siamo stati testimoni di una vera e propria rivoluzione in ambito industriale che  ha modificato radicalmente le abitudini del mondo. Le fabbriche iniziavano a richiedere più manodopera, le famiglie abbandonavano le campagne e si trasferivano nelle grandi città. La richiesta del mercato subiva una forte modifica e anche l’industria alimentare iniziò a investire sulla ricerca, mettendo sul mercato prodotti con una “vita da scaffale” più lunga. Uno dei simboli di questa rivoluzione fu il latte stella, divenuto famoso negli anni 70’ per essere stato il primo latte a lunga conservazione. Prima di allora infatti il consumo di latte avveniva soprattutto nella stagione invernale, quando le temperature più rigide permettevano la conservazione di questo alimento per due o tre giorni in più, mentre in estate il contadino preferiva trasformarlo in formaggio che aveva una conservazione decisamente maggiore nel tempo. 

Oggi al supermercato riusciamo a trovare qualsiasi alimento tutto l’anno ma prima degli anni 70’ avere la possibilità di consumare un cibo “fuori stagione” era pura utopia. Da qui un profondo cambiamento delle nostre abitudini nutrizionali:

  • Al mattino colazione con latte e biscotti o the e fette biscottate 
  • Meno fibre nella dieta
  • Aumento del consumo di carboidrati raffinati 
  • Molti grassi e di bassa qualità
  • Bassa quantità di micronutrienti 

Questi cambiamenti hanno determinato la nascita e/o lo sviluppo di patologie prima di allora sconosciute: ipertensione, diabete di secondo tipo, sindrome metabolica, obesità, dislipidemie. Alcune di queste patologie vengono diagnosticate dal medico tramite esami specifici, altre invece non hanno nessuna  sintomatologia specifica e spesso chi ne è affetto non sa nemmeno di essere malato. 

Disturbi quali ad esempio il reflusso gastroesofageo, vengono trattati con soluzioni basiche (acqua e bicarbonato) o utilizzo occasionale di “protezioni” (farmaci che contrastano il classico “bruciore al petto”). Se la sintomatologia persiste però il trattamento potrebbe prevedere l’utilizzo di farmaci specifici per bloccare la secrezione acida dello stomaco. Queste terapie sono spesso utilizzate nel lungo periodo in quanto il paziente non riesce più a convivere con quello che è diventato più di un piccolo fastidio. 

Quali sono i principali motivi per cui il medico prescrive il gastro protettore?

  1. Quando il paziente soffre di “gastrite”
  2. Reflusso gastroesofageo 
  3. Uso di farmaci quali ad esempio aspirina
  4. Assunzione quotidiana di anti infiammatori FANS
  5. Assunzione di cortisonici, antibiotici, farmaci per la pressione
  6. Concomitanza di altre terapie “aggressive”
  7. Eradicazione Helicobacter Pilori

Ma ha davvero senso l’utilizzo di gastro protettori nel lungo periodo? Questa terapia ha effetti collaterali o è totalmente sicura? Le motivazioni elencate sono indicazioni per prescrizione di un gastro protettore?

Facciamo una premessa: il gastro protettore è un farmaco. La parola farmaco deriva dal greco “pharmakon” che significa “veleno”. La prescrizione dei farmaci è un atto medico ed è proprio il medico che, accertandosi dell’effettiva necessità, prescrive o meno una determinata molecola. Il problema è che non esiste farmaco che non abbia effetti collaterali, specialmente se utilizzato nel lungo periodo. Tra gli effetti collaterali dell’utilizzo di gastro protettori a lungo termine vi è la mancata secrezione gastrica, che determina un abbassamento delle difese immunitarie (l’acido cloridrico è infatti la prima barriera di difesa del nostro organismo contro i germi patogeni provenienti dal cavo orale), una difficoltà nell’assorbimento della vitamina B12 (anomalia nella produzione del fattore di Castle), una mancata digestione dei nutrienti e un malassorbimento intestinale con classica sintomatologia del “gonfiore addominale” post prandiale. 

Gonfiore addominale, irregolarità intestinale, stipsi, diarrea, potrebbero essere solo alcuni dei sintomi che indicano che qualcosa dobbiamo cambiare nella nostra alimentazione e un farmaco non potrà risolvere il problema per noi: serve sicuramente un cambiamento!

Fabio Buzzanca

www.fabiobuzzanca.it