Le Violent Femmes (nome di una marca di assorbenti) sono state una delle cose più sorprendenti venute fuori dalle cantine, nei tanto vituperati anni ottanta. Tre giovani e talentuosi musicisti Gordon Gano, Brian Richie e Victor De Lorenzo, che hanno messo a soqquadro il rock’n’roll rompendone gli schemi classici, e creando una cosa che fino a quel momento non esisteva; definirli dei geni credo non si faccia torto a nessuno. Suonavano un insieme di folk, country, blues, e rockabilly, azzerandolo ai minimi termini e cantando con una voce malata, figlia del sommo Lou Reed. Con una drum and tranceaphone, un contrabasso, e una chitarra stridula e sbilenca, ottennero un suono primitivo, peccaminoso, a cui iniettarono una massiccia dose di energia e furore punk. Per farla breve una miscela unica ed esplosiva.
Nel 1983 il loro omonimo album, inciso per la gloriosa etichetta Slash, lascia di stucco tutti quanti, con il suo acustico sferragliare e rivoltarsi dentro le radici della musica americana, cosa che successe pure con il loro seguente “Hallowed Ground” del 1984, dove Robert Johnson e Hank Williams, venivano cosparsi da un affascinante voodoo gospel, nel caos più devastante e rivoluzionario mai sentito fino allora. Un disco che usufruisce del sax di John Zorn, del banjo di Tony Trischla, e dell’autoharp di Christine Houghton. Nel 1986 pubblicano il loro nuovo lavoro, “The Blind Leading The Naked”, guidati da Jerry Harrison dei Talking Heads; e anche qui trovano un nuovo approccio sonoro. Quello che viene fuori è un attacco cardiaco di rock, blues, ed estro psichedelico, (c’è Sun Ra in Candlelight Song) mischiato a reliquie di ogni genere che i tre hanno raccattato per strada. “The Blind Leading The Naked” è un viaggio nell’eclettismo supremo delle femmine violente, anche se il miracolo accade quando arriva il rifacimento di Children Of The Revolution, una hit di Marc Bolan. Una cosa unica e irripetibile questa versione, una di quelle rare volte in cui la cover supera di gran lunga l’originale, consegnando per sempre alla storia, questa fantastica band.
BARTOLO FEDERICO