La Lega tornerà al Viminale. Non potendolo fare con Salvini ministro, rientrerà in quelle stanze con i suoi sottosegretari. La partita di sottogoverno ancora è aperta. Palazzo Chigi lascia trapelare poco, in linea con la strategia low profile di Mario Draghi, ma proprio l’ex capo del Viminale, appena lasciata l’aula bunker del carcere di Bicocca a Catania, al termine dell’udienza preliminare per il caso Gregoretti, annuncia che il partito tornerà nel ministero a lui più caro. Nonostante i veti, va detto, dato che il Pd in questi giorni non ha fatto mistero di gradire poco o nulla un ritorno dei salviniani nel dicastero affidato da un anno e mezzo a Luciana Lamorgese proprio in discontinuità col passato gialloverde. Non solo. Il capo della Lega sostiene che proprio grazie alla nuova maggioranza il ministero cambierà anche la sua politica in tema di sbarchi. Dopo quelli di febbraio in cui il Viminale ha concesso il porto in tempi record senza attendere i ricollocamenti, Salvini annuncia: ” Quando torneremo al Viminale ci saranno significativi cambiamenti”
“Visto che c’è un nuovo governo in carica di cui la Lega è orgogliosamente protagonista, anche viste le defezioni che arrivano da altre parti, siamo forza propulsiva di questo nuovo governo che attuerà politiche europee serie e rigorose sul tema immigrazione”, è la lunga premessa di Salvini al fianco di Giulia Bongiorno, suo avvocato. E il nuovo premier, concorda? “La linea Draghi è in perfetta sintonia con la nostra – continua il segretario – le frontiere italiane vanno considerate frontiere europee. Prima che arrivassi io al governo non era cosi”.
Ma rifarebbe oggi le stesse cose da ministro, con Draghi premier? “Commento realtà e non ipotesi – taglia corto – Noi saremo presenti al ministero dell’interno e allora commenteremo fatti non ipotesi. Lega al governo vuol dire concretezza. E noi saremo orgogliosamente e lealmente protagonisti anche alla luce delle defezioni che arrivano da altre parti”.
Soddisfatto, come il suo avvocato, delle deposizioni dei ministri Di Maio e Lamorgese. “Sono contento di aver sentito i due testimoni sul fatto che c’era una continuità nell’azione di governo, una condivisione – sottolinea – e una soddisfazione per aver svegliato l’Europa”.