In questi ultimi anni si assiste ad un aumento considerevole di casi di Bullismo omofobico, soprattutto nelle scuole. Le azioni compiute sono prevalentemente di adolescenti appartenenti ad una socialità che ricerca il protagonismo, caratterizzata dall’appartenenza “social”.
Vivere il tempo, per la Generazione 4.0, causa un connaturato disagio nel vincere l’ordinario, la normale quotidianità, con una tendenza a non avere riferimenti culturali o posizioni di ascolto verso gli adulti, riducendo fortemente le distanze fiduciarie con le Istituzioni. Si crea, pertanto, una condizione di estrema fragilità, perché l’adolescenza, essendo legata al suo obbligato sviluppo biologico, è condizionata dagli imprinting evolutivi, dalle deprivazioni famigliari ed ambientali, dai processi di partecipazione o esclusione educativa.
Negli ultimi anni si ha un’acuta percezione di quanto le generazioni siano cambiate.
Il bullismo omotransfobico influenza anche le azioni più semplici: «Per quattro anni non sono andato in bagno. Aspettavo di arrivare a casa perché non volevo trovarmi solo in una stanza con chi all’entrata mi urlava “frocio”», racconta Giovanni che adesso tra dad e lezioni in presenza sente di aver quasi terminato «questo periodo della mia vita che voglio solo dimenticare. Sopravvivrò».
La scuola è questo per le persone gay, lesbiche, trans: un posto dove si dedica l’esistenza a sopravvivere.
Lo spiega anche Alice, una ragazza trans di 17 anni. A scuola sul registro appare ancora con il nome di battesimo che non le appartiene più. Ma non le importa, spiega, perché gli insegnanti rispettano la sua identità di genere. «Quello che succede dopo la scuola mi fa paura ».
In realtà non esistono dei particolari che possano profilare e definire un uomo, una donna, un ragazzo o una ragazza come omosessuale (chiunque lo può essere) al pari delle persone eterosessuali, le cui particolarità li rendano riconoscibili e identificabili.
Alla scuola, quindi, spetterebbe il compito di fornire i supporti adeguati affinché ogni persona sviluppi un’identità consapevole ed aperta, la piena attuazione della libertà e dell’uguaglianza, nel rispetto delle differenze di tutti e dell’identità di ciascuno. Non basta riconoscere e conservare le diversità preesistenti nella loro pura e semplice autonomia.
Sarebbe utile sostenere attivamente la loro interazione ed integrazione attraverso la conoscenza della nostra e delle altre culture, in un confronto che non eluda questioni quali le convinzioni religiose, i ruoli familiari e le differenze di genere.

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