«Sono passati trent’anni dall’assassinio di Libero Grassi e ancora una volta ricordiamo il coraggio e l’amore per la libertà e la dignità che portò un imprenditore siciliano, a Palermo, a dire no al pizzo, alla corruzione e alla mafia, con coraggio e determinazione».
Un ricordo non sterile o solo vagamente celebrativo, quello che vuole fare affiorare SOS Impresa- Rete per la Legalità, bensì di rinnovato impegno a continuare a dire no alla mafia e ad aiutare quanti decidono di liberarsi, in sicurezza, dalla morsa criminale del ricatto estorsivo.
Il sacrificio di Libero Grassi non fu inutile perché, da quella tragica mattina del 29 agosto del 1991, è nato un movimento antiracket che ha cambiato il corso della lotta alla mafia attraverso la nascita di numerose associazioni antiracket prima in Sicilia e in Puglia e poi in tutta Italia.
«In questi trent’anni sono cambiate molte cose – dichiara Luigi Cuomo, presidente nazionale di “SOS IMPRESA Rete per la Legalità Aps” -, anche le strategie criminali di penetrazione nel tessuto economico del nostro Paese che, con la pandemia, si sono rafforzare e diffuse ancora di più. Sull’esempio di Libero Grassi oggi è necessario rilanciare, con coraggio e determinazione, un rinnovato no al racket, alla corruzione e alle varie mafie puntando principalmente sull’unità e sul rinnovamento del movimento antiracket in tutta Italia».
«La scelta di Libero Grassi di pubblicare, il 10 gennaio del 1991 sul Giornale di Sicilia, la lettera con la quale si rivolse direttamente ai suoi estortori – aggiunge Giuseppe Scandurra, vice presidente nazionale di SOS Impresa RplL – ancora oggi è da monito per quanti subiscono passivamente la sottomissione mafiosa senza ribellarsi o collaborare con le forze dell’ordine e la magistratura che, con il contributo della collaborazione delle vittime, possono arginare ancora più efficacemente l’arroganza e la violenza estorsiva delle famiglie mafiose, liberando pezzi importanti di economia dal condizionamento e dall’infiltrazione criminale».