Noi di Angelini Pharma siamo intervenuti nel dibattito mediatico sulla sicurezza del paracetamolo nel trattamento iniziale del paziente con Covid-19, con alcune precisazioni scientifiche sul tema.*

Nel corso degli ultimi mesi abbiamo seguito con attenzione alcuni articoli della stampa sui protocolli relativi alle terapie domiciliari nei casi in cui si contrae il virus della SARS-CoV2 e i conseguenti riferimenti al paracetamolo.

Gli ultimi articoli pubblicati ci hanno imposto di portare qualche chiarimento su alcuni aspetti scientifici rilevanti sul rapporto di rischio-beneficio dell’uso del paracetamolo nel trattamento sintomatico della febbre.

A partire dagli anni Settanta il paracetamolo è divenuto uno dei farmaci più popolari e più utilizzati al mondo per il trattamento del dolore e dell’ipertermia, nonché il più comunemente prescritto in età pediatrica. L’eccellente profilo di tollerabilità, unito alla comprovata efficacia, rappresenta dunque un elemento importante per il suo utilizzo.

In particolare, ci riferiamo ad alcuni passaggi relativi ad articoli pubblicati di recente dal quotidiano La Verità diretto, con lo spirito di fornire un contributo costruttivo a tutela della salute pubblica e nell’interesse dei lettori nonché dei pazienti:

Tachipirina e vigile attesa: un’impostazione che non ha riscontri negli altri grandi Paesi europei perché nessuno di essi ha varato linee guida come quelle volute da Roberto Speranza”.

Chiarimento:

Il paracetamolo è inserito nelle linee guida del NICE, il National Institute for Health and Care Excellence che fa capo al Ministero della Salute britannico, come possibile soluzione terapeutica per il trattamento dei sintomi correlati al Covid-19.

Sia nella gestione del dolore sia della febbre, il paracetamolo agisce infatti inibendo la sintesi delle prostaglandine bloccando le ciclossigenasi espresse a livello centrale. La scarsa azione a livello periferico non favorisce alcuna trombosi endotelialee contribuisce al miglior profilo di tollerabilità verso gli altri FANS.

La febbre è inoltre la risposta adattativa e fisiologica dell’organismo mediata da citochine, fattori endocrini e immunologici e attuata in difesa di un danno potenziale sia di origine infettiva che non infettiva. Questo significa che i fattori che favoriscono la febbre in un individuo sono molteplici e contribuiscono a essa in modo a volte sinergico e diverso da persona a persona e in base alla specifica causa patogenetica (scatenante).