Palermo – «Settantacinque anni fa, a Palazzo Barberini lo statista socialista democratico Giuseppe Saragat si vide costretto a dividere una sinistra in cui diversi settori subivano la fascinazione del frontismo filosovietico, populista e antieuropeista. Con la coraggiosa scissione, il futuro presidente della Repubblica e quanti lo seguirono indicarono la strada giusta per la sinistra moderna: quella dello “sbocco europeo” e della prassi riformista, come necessarie premesse per la conquista della democrazia e del socialismo». A ricordare lo “strappo saragattiano” dell’11 gennaio 1947 è Antonio Matasso, docente universitario e presidente della Fondazione socialista antimafia “Carmelo Battaglia”, il quale ha evidenziato il rischio, anche a causa della nuova ondata pandemica, che sul settantacinquesimo anniversario della svolta di Palazzo Barberini cali una coltre di silenzio. Matasso ha espresso pure il cordoglio dei socialisti democratici e riformisti per la prematura scomparsa del presidente del Parlamento europeo, il coerente europeista e cattolico democratico David Sassoli, ricordando il comune impegno di credenti e non credenti nella costruzione degli Stati Uniti d’Europa. «Anche per la preziosa riflessione socialista sul federalismo europeista, rilanciata da Saragat e dai compagni con lui, possiamo dire – conclude Matasso – che quella divisione nella sinistra rispose ad un’esigenza etica e doverosa, la cui lezione è ancora valida, differenziandosi nettamente dai fatti di Livorno del 1921».