Era ovvio capitasse e, subito, a distanza di pochi giorni dal rientro, le scuole iniziano a segnare i primi bambini con casi di positività, tra questi l’Istituto Comprensivo Statale n. 2 “Giovanni Paolo II”, dove riscontrata la positività di uno studente, con circolare del dirigente del 22/01/2022 è stata predisposta “l’auto-sorveglianza” per una classe prima.
Catapultati in una realtà complessa, i responsabili d’istituto si trovano a dover gestire decreti che cambiano in poco tempo, rinnegando, quasi, nella pratica le regole del logico raziocinio.
A pagarne le conseguenze è tutto il contesto, ma in primis i bambini, che vengono depauperati dei loro legittimi diritti, infatti tra le già vigenti misure risalta la raccomandazione di non consumare pasti a scuola a meno che non possa essere mantenuta una distanza interpersonale di almeno due metri.
Il consumo della merenda, durante la ricreazione, è consentito soltanto nel cortile esterno alla scuola, laddove vi siano idonee condizioni atmosferiche, e sarà cura del docente in servizio distanziare gli alunni di almeno due metri l’uno dall’altro, mentre, in caso di condizioni meteo avverse, non è possibile consumare la merenda in classe perché non è garantito il distanziamento prescritto.
Potrebbe non essere cosa dell’altro mondo se un bambino, per questioni di necessità, salti la merenda per sei ore, diviene difficile pensare che nonostante l’obbligo della mascherina FFP2, le precauzioni vaccinali adottate per l’intero personale scolastico, la riduzione del virus ad un raffreddore che, se saputo curare, concede l’opportunità dell’immunizzazione, e, dunque, nonostante ai bambini sia stata tolta la possibilità di svolgere attività fisica pur con l’isolamento di chi è positivo, sembra non bastare e solo se il tempo è bello si possono concede la pausa, il ristoro e la socialità essenzialinell’età scolare. Eppure per il dizionario enciclopedico della Treccani la ricreazione è da intendersi come momento di “distrazione, svago, riposo o di attività socievoli e rilassanti …”
Così il pensiero corre al futuro. Cosa ne sarà infatti, se i casi dei bambini aumenteranno? A chi sarà concessa la frequentazione della scuola? Chi e come dovrà seguire in Dad? Gli italiani in gran numero e con grande diligenza hanno dato seguito a tutte le disposizioni ministeriali, eppure non solo ciò non è bastato, la situazione nelle scuole, fondamento sociale ed educativo, è sempre più nel caos. Cosa rimane allora ad un popolo pacifico come quello dell’italiano medio, che seppur brontolando, segue le disposizioni che legiferano il vivere quotidiano? I dirigenti in quale misura possono assumersi la responsabilità di far vivere in maniera “normale” un anno scolastico? Adottare queste misure tutela realmente dai possibili contagi? Quale la linea sottile che divide il confine tra bene e male di un giovane individuo? Domande queste che non richiedono la sfera magica ma prese di posizione coraggiose.
Due anni fa, tra i balconi e le pagine social spopolavano manifesti con impresso “andrà tutto bene” e si sa che a pensar male si fa peccato, ma a non pensare si fa danno sociale.