In merito all’elezione del tredicesimo Presidente della Repubblica Italiana, ad inizio anno, un gruppo di protagoniste del mondo della cultura e della politica italiana aveva lanciato un appello ai parlamentari “tra poco sarete chiamati ad eleggere il Presidente della Repubblica, e crediamo sia giunto il momento di dare concretezza a quell’idea di parità di genere, così tanto condivisa e sostenuta dalle forze più democratiche e progressiste del nostro Paese. Vogliamo dirlo con chiarezza: è arrivato il tempo di eleggere una donna. Si parla di democrazia dei generi ma da questo punto di vista l’Italia è una democrazia largamente incompiuta, tanto più rispetto a paesi come Germania, Gran Bretagna, Austria, Belgio, Danimarca, Islanda, Norvegia, Finlandia. Eppure sappiamo che ci sono in Italia donne che per titoli, meriti, esperienza ed equilibrio possono benissimo rappresentare l’intera nazione al massimo livello. […] Ci rivolgiamo a voi, fate uno scatto. L’elezione di una donna alla Presidenza della Repubblica sarà la nostra, e la vostra, forza”

Concrete e chiare, come la maggior parte delle donne, le sedici firmatarie dell’appello non avevano lasciato spazio ad interpretazioni ed oggi, a poche ore dalla prima seduta a Camere Riunite per eleggere il successore di Sergio Mattarella, sembra meno vaga la possibilità che una donna possa ricoprire la carica di Presidente della Repubblica. Dacia Maraini, Edith Bruck, Liliana Cavani, Michela Murgia, Luciana Littizzetto, Silvia Avallone, Melania Mazzucco, Lia Levi, Andrè e Ruth Shammah, Mirella Serri, Stefania Auci, Sabina Guzzanti, Mariolina Coppola, Serena Dandini, Fiorella Mannoia volevano sostenere un concetto di pari opportunità, non soffermandosi all’elencazione delle “quirinabili”. In verità, però, quell’appello timidamente formulato, nella quasi certezza di essere cestinato sul nascere o essere oggetto di sorrisetti da parte del “sesso forte”, oggi acquista uno spessore nuovo, quello dell’audacia che potrebbe portare frutti alla causa delle sottoscrittrici. Infatti, all’indomani del dietrofront del Cavaliere si potrebbe candidare una figura istituzionale dell’area di Forza Italia. Facciamo qualche calcolo: se ai 44 voti di Italia viva si sommassero i 450 del centrodestra, più una manciata di voti del M5s, l’attuale Presidente del Senato Maria Elisabetta Casellati si avvicinerebbe al quorum richiesto dal quarto scrutinio in poi.

Linda Liotta