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Con la vittoria sul Taranto, si può tranquillamente affermare che il campionato del Messina è terminato.
Non è certo stato un cammino esaltante per la compagine biancoscudata. Ben tre tecnici si sono avvicendati sulla gloriosa panchina siciliana. Alla fine è stato mister Raciti a trasportare la nave in porto, seppur con diverse falle.
Bando ai giusti festeggiamenti con relativi baci e abbracci del momento, per la salvezza acquisita, sono i fatti e i numeri gli elementi che contano sia nel calcio, che nella vita di tutti i giorni.
Il Messina si è presentato ai nastri di partenza del campionato di serie C, con una squadra ricostruita in toto, eliminando dirigenti e calciatori che avevano consentito l’agognato salto di categoria. A detta di tutti, primo grossolano errore.
La rosa è stata costruita con diverse lacune (leggi ruoli scoperti) e con limiti tecnici, tattici e caratteriali affidandola ad un allenatore, Sasa’ Sullo, bandiera del calcio messinese, che non potendo di certo fare miracoli, si è sentito in dovere di accettare un incarico improbo, ben sapendo (come ammesso da lui stesso) che avrebbe fatto da specchietto per le allodole. Secondo errore.
I risultati sono arrivati con il contagocce ed ecco Eziolino Capuano. Spogliatoio in subbuglio e ancor meno risultati. Terzo errore.
Nuovo cambio della guardia. Ecco mister Raciti. Una promozione alla prima squadra, che doveva essere temporanea per il tecnico delle giovanili. Raciti, invece, vince e resta. Primo rimedio.
Si passa alla sostituzione di alcuni dirigenti con alcuni ufficializzati ed altri no.
Arrivano, poi, in riva allo Stretto (per merito anche di suggerimenti esterni alla dirigenza) gli esperti calciatori Piovaccari, Rizzo, Camilleri e Statella che, insieme al giovane Trasciani risulteranno determinanti. Secondo rimedio.
Infine, con i tre punti conquistati contro i pugliesi, si chiude un torneo con più ombre che luci.
I fatti e i numeri parlano di un cammino che ha registrato tanti svarioni, con una difesa fra le più perforate del girone e con qualche prodezza. Per il resto, bel gioco a singhiozzo ma, fattore basilare, il puntuale pagamento degli emolumenti ai tesserati. Ciò dovrebbe costituire la normalità in un’azienda che si rispetti, ma…
Sipario quasi chiuso, quindi, con le tende che si apriranno per la prossima recita. Ma con quali protagonisti? Con quali maschere? Con quali comparse e con quali attori non protagonisti dietro le quinte?
Soltanto con serietà, professionalità e programmazione si potranno conseguire i risultati che i tifosi si aspettano (motivo per cui, anche durante il campionato, qualche professionista ha rifiutato le offerte del presidente).
Per far tornare la gente pagante allo stadio, bisognerà ripartire da questi presupposti.
Il presidente Sciotto deve decidere, nel minor tempo possibile, se continuare o lasciare. All’orizzonte non si intravedono sceicchi o califfi, e se il massimo dirigente del sodalizio peloritano dovesse optare per la prima soluzione, la strada da intraprendere non potrà essere che quella della competenza, con ogni dirigente qualificato al posto giusto, come ai tempi di Gasparin e Favero.
Chi ha tempo, non aspetti tempo.
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