Messina – “Bisogna tornare a dare valore alla parola lavoro”. A dirlo, in occasione della Festa dei Lavoratori, è stato il segretario generale della Cisl Messina, Antonino Alibrandi che ha richiamato i valori espressi in piazza ad Assisi in occasione della manifestazione nazionale ma anche evidenziato la condizione territoriale di una città che deve “avere la capacità di stare insieme per una visione futura di sviluppo. Chiunque sarà il sindaco – ha detto Alibrandi – dovrà dimostrare la capacità di tenere compatto il sistema-Messina per affrontare le nuove sfide che derivano dalle grandi risorse del Pnrr. Per questo, il mio augurio è che il prossimo anno in questa giornata si possa festeggiare il lavoro ritrovato, le nuove opportunità, con i numeri statistici di chi torna e non di chi è costretto ad andare via». Un richiamo forte, Alibrandi, lo ha fatto sulla sicurezza. Un messaggio che rafforza quello lanciato ad Assisi dal segretario generale Luigi Sbarra che ha evidenziato la necessità come «il lavoro non sia più precarietà, caporalato, sfruttamento dei più deboli, delle donne, dei migranti; che torni ad essere sempre e ovunque dignità». Per la Cisl, infatti, servono politiche che fronteggino le conseguenze economiche e sociali della crisi energetica e dell’inflazione, affermando che la sicurezza non può essere un costo ma un investimento. «È una questione di cultura – ha detto Alibrandi – serve protezione per i lavoratori, evitando le frammentazioni con strane tipologie di contratto. Non è immaginabile che una persona vada a lavorare e non torni a casa. Quello della sicurezza è un tema sul quale tutto il Paese deve interrogarsi e non servono altre leggi, basta fare rispettare quelle che ci sono. Perché anche la formazione sulla sicurezza sul lavoro, spesso, è vista come un obbligo burocratico non come accompagnamento alla prevenzione. La qualità del lavoro è un segno di civiltà».

Non poteva mancare l’appello alla pace, a Messina come ad Assisi. «Non può essere pace quella dettata da chi, con la forza delle armi, vuole spostare i confini dell’Europa perché non tollera la democrazia alle porte di casa. Le truppe di Mosca cessino il fuoco! Fermino il massacro! Si dia pieno ruolo a un negoziato, mediato dalle Nazioni Unite. Si dia speranza alla pace! Una pace giusta, da conquistare e costruire.  Quella che coincide con l’autodeterminazione del popolo ucraino. Quella che chiedono milioni di lavoratori, studenti e pensionati in Russia, invocando la fine delle ostilità e sfidando i metodi fascisti di Putin. A loro, nostri fratelli, ancora una volta, giunga la solidarietà del sindacato italiano».