Quella mattina del 9 maggio 1978 furono due le notizie che, da quel momento, rimasero impresse nelle nostre menti e nei nostri cuori. A Roma, all’interno di una Renault 4 rossa, fu ritrovato il corpo senza vita dell’onorevole Aldo Moro mentre, a Cinisi, il corpo di Peppino Impastato fu rinvenuto massacrato da un’esplosione lungo i binari della ferrovia.

«La morte dell’on. Moro rappresentò il primo grande attacco armato a una nazione che stava cercando la collaborazione non schematizzata dalle logiche di partito tra l’allora Democrazia Cristiana e le forze di sinistra. Il suo corpo esanime fu il segnale di cosa si sarebbe potuto fare e di ciò che, in Italia, non si voleva che avvenisse, l’avvento di una democrazia riformista – dichiara Rita Barbera – A Cinisi invece un ragazzo di nome Peppino, che aveva dileggiato la mafia e i mafiosi, fu punito con la morte non solo per il suo pensiero e il suo operato ma sperando che l’esempio fosse un monito per quanti volevano affrancarsi dal malaffare e dal potere mafioso». Entrambi, seppur diversi tra loro, – continua Rita Barbera – devono essere fonte d’ispirazione per tutte le cittadine e i cittadini che s’impegnano a vario titolo nella P.A. e nei servizi pubblici, al fine di una lotta costante contro tutte le mafie e la loro infiltrazione nell’economia sana e nella pubblica amministrazione».

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