Ad un anno di distanza dall’uscita dell’ultimo CD de I BEDDI: Non chiamateci folksinger, la band continua a far discutere e a spiazzare fan e appassionati.
“Sugnu latru” di folk ha solo l’anima, la lingua siciliana e poco più. Un “singolo estivo”, una canzone leggera e fresca come una granita di limone, sensuale e a tratti erotica per chi comprende anche solo un po’ il siciliano. Un brano che si muove su binari onirici apparentemente spudorati ma che riassume lo spirito concreto di una certa letteratura antica fatta di poetica spicciola e diretta, catarsi di una voglia d’amore non facilmente esprimibile o condivisibile.
Oggi più nulla scandalizza ma nell’abbattimento spasmodico di ogni pudore e tabù si è persa tutta la poesia, l’arte per necessità, la bellezza che crea tensione e desiderio incontenibile. Con questa canzone è come se I BEDDI volessero riprendersi quella bellezza spiazzante, quella passione propulsiva dal sapore chimerico e utopistico perse nel gioco della modernizzazione, a costo di pescarle o rubarle senza permesso là dove ancora si nascondono. Poco importa se queste espressioni dell’umano siano puramente carnali o semplicemente metafisiche

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