Ciao a tutti! Eccomi di nuovo qua… oggi voglio parlarvi di uno sport davvero speciale che ho avuto il piacere di scoprire da poco:: lo Showdown. È incredibile come un gioco così unico e affascinante sia nato negli anni ’60 grazie all’inventiva di Joe Lewis, un canadese non vedente. Joe ha dimostrato che la creatività e la passione possono davvero superare le sfide. Nel 1980, lo Showdown ha avuto il suo grande momento di gloria quando è stato presentato come sport ricreativo ai Giochi per disabili fisici di Arnhem. Da quel momento, è iniziato un percorso di crescita globale che ha portato lo Showdown a essere praticato su scala internazionale. Lo puoi trovare in Europa, Asia, Africa, Nord e Sud America, coinvolgendo persone provenienti da diverse culture e contesti.
Ma cosa rende ancora più avvincente questo sport? Dal mio punto di vista i campionati hanno una rilevanza molto significativa, infatti, ogni 4 anni, c’è il Campionato del Mondo, che è come la Coppa del Mondo dello Showdown, e ogni 2 anni il Campionato Europeo. Rappresentare la propria nazione in questi tornei è un’esperienza indimenticabile.
In Italia, lo Showdown è molto popolare, con campionati individuali, tornei a squadre e eventi sparsi in tutto il Paese. La cosa fantastica è che è uno sport inclusivo, anche le persone vedenti possono partecipare con un’apposita mascherina oscurante che li rende in condizioni alla pari di un disabile visivo.
Personalmente io svolgo questa disciplina da autodidatta, poiché manca un vero e proprio allenatore che possa seguirmi. Malgrado ciò a Novembre del 2022 mi sono avventurata a partecipare alla Coppa Sicilia che si è svolta a Catania, e successivamente ad un open day della FISPIC tenutosi a Gennaio 2023 a Silvi Marina, nella provincia di Pescara.
Siccome il mio motto è “Non sei mai un perdente fino a quando smetti di provare…”, recentemente, ho avuto l’ardire di partecipare al “Showdown World Games For All 2023” a Bologna. È stato un torneo internazionale aperto a giocatori da tutto il mondo, indipendentemente dalla loro abilità visiva. L’atmosfera era elettrizzante, con una cerimonia di apertura che ha dato il via a giornate intense di partite di Showdown. C’erano giocatori provenienti da 10 diverse nazioni. Questi incontri dimostrano che lo sport può superare le barriere e che ognuno di noi può dimostrare il proprio valore, indipendentemente dalle sfide che ci troviamo ad affrontare. Questa avventura mi è servita più per esperienza che per altro, poiché la disparità con gli altri partecipanti era troppa. Non solo perché avevano dei coach a seguirli, ma anche perché questo sport, a differenza del blind tennis, di cui vi ho parlato da pochissimo, è molto conosciuto e quindi praticato da tanti anni. Tant’è vero che infatti prima era suddiviso in categorie, e questo, dal mio punto di vista, facilitava i principianti ad inserirsi e avere modo di partecipare più agevolmente. Oggi, invece, essendo una categoria unica, diventa più difficile se non impossibile a chi si approccia a questa disciplina da poco tempo, ad avere la possibilità di andare avanti. Attenzione, questo non significa rinunciare, ma semplicemente impegnarsi di più per riuscire! Dal mio punto di vista, lo sport è l’unico campo dove la disabilità non rappresenta un ostacolo, ma una sfida da superare. Lo sport non ha né limiti né confini; ogni individuo, indipendentemente dalla disabilità, può trovare una via per eccellere. Come dice infatti Tom Dempsey, “Nessuna disabilità può limitare il potere dello spirito umano quando si tratta di competere e di raggiungere i propri obiettivi.”

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