E’ l’ora dell’accusa al processo d’appello ‘Nebrodi’ sulle truffe Agea e gli altri affari dei nuovi clan di Tortorici, i batanesi e i tortoriciani. Ieri il Procuratore generale Giuseppe Lombardo ha tirato le fila delle richieste dell’Accusa, parlando nell’aula bunker del carcere di Gazzi dalle 10 del mattino circa fino a ben oltre l’ora di pranzo. Infine ha depositato alla Corte d’Appello (presidente Tripodo) le richieste per ogni singolo imputato. La Procura Generale ha sollecitato anche la confisca di quanto sequestrato al momento degli arresti.
I magistrati dell’accusa hanno chiesto 26 conferme della sentenza di primo grado, 62 riforme, 2 dichiarazioni di prescrizione, 5 pene concordate. In tutto sono alla sbarra in appello 95 imputati di cui 9 in carcere (alcuni di loro sono al “41 bis”, saranno tutti collegati in videoconferenza) e 10 agli arresti domiciliari. In 77 hanno seguito il maxi procedimento a piede libero.
La scorsa settimana era toccato ai pubblici ministeri Antonio Carchietti e Fabrizio Monaco ricostruire l’inchiesta e soprattutto il perché dell’appello ai giudici di secondo grado. Nel corso di una lunga udienza i magistrati della Direzione distrettuale antimafia hanno ricostruito le loro tesi relative, rispettivamente, agli imputati per i quali ha depositato appello la Procura e quelli per i quali sono stati i difensori a chiedere il vaglio dei giudici di secondo grado. Adesso si torna in aula dal 10 maggio con un fitto calendario per dare la parola ai difensori, e il processo si sposterà dall’aula bunker del carcere di Gazzi al tribunale di Messina. Il calendario prevede la sentenza entro la fine di settembre.