Interrogazione presentata dall’onorevole messinese Alessandro De Leo alla presidenza della Regione e all’assessorato alle Infrastrutture sulla carenza di aree di servizio e punti di ristoro sull’autostrada A20 Messina-Palermo. La richiesta del componente del Gruppo misto all’Ars è di una soluzione urgente a fronte dell’attuale presenza di due sole aree di servizio nella trafficata arteria.
“Messina e Palermo sono collegate mediante l’autostrada A20 gestita dal Consorzio per le Autostrade Siciliane (Cas). La A20 – spiega De Leo – si estende per 183 chilometri, dalla barriera di Messina Sud Tremestieri fino alla barriera di Buonfornello, punto nel quale confluisce nell’A19 Catania-Palermo e in questo tratto, nella direzione Messina-Palermo, si trovano soltanto tre aree destinate al rifornimento e al ristoro dei viaggiatori. Oggi, a seguito di un incendio che ha reso non operativa una delle tre aree presenti (Tindari Nord) – continua l’onorevole – sono presenti soltanto due aree di servizio che distano tra loro 170 chilometri, e precisamente la stazione di servizio denominata Divieto Nord ricadente nel territorio di Villafranca Tirrena e Caracoli Nord (A19), ricadente nel territorio di Termini Imerese (nel Palermitano). Nonostante nel nostro Paese non sia in vigore alcuna regola che determini quale debba essere la distanza massima tra le aree di servizio, assistiamo a una media nazionale di 29 chilometri di distanza tra le aree presenti sulle autostrade italiane”.
De Leo evidenzia che “la distanza tra le aree di servizio nella tratta Messina-Palermo, rappresenta di fatto un unicum a livello nazionale”, con un servizio non all’altezza degli standard nazionali ed europei, anche in considerazione dell’aumento dei flussi veicolari durante la stagione estiva.
Da qui la richiesta di un intervento al governo regionale e al Cas: “È una strada a pedaggio e la scarsità di aree di servizio non è imputabile alla chiusura della sola Tindari Nord, in quanto se anche quest’ultima fosse in attività – fa notare De Leo – la distanza sarebbe comunque ragguardevole (130 chilometri). I bandi per le aree oggi abbandonate sono andati deserti e che il Cas ha valutato l’opportunità di creare una società partecipata per la gestione delle aree in modo da sopperire ai disservizi”.