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“Il passato non è solo ciò che è successo ma anche ciò che avrebbe potuto succedere ma non è avvenuto“, questa la frase della celebre scrittrice statunitense Sarah Ban Breathnach. Espressione che potrebbe essere equiparata a quello che è accaduto quasi due stagioni calcistiche or sono.
Succede che il Messina stacca finalmente il tagliando della promozione tra i professionisti, il capitano (oltre Biccio Arcidiacono) e leader è Mimmo Aliperta. L’entusiasmo dei tifosi biancoscudati è alle stelle, ma il presidente Sciotto opta per cambiare tutto ed iniziare da principio una nuova storia.
In quel Messina vincente, come già scritto, giocava Aliperta:
– Arrivati in riva allo Stretto, io e i miei compagni accettammo la sfida, in seguito la voglia di rivalsa e l’obiettivo di vincere, dove diversi avevano fallito, fece il resto. Tutto il gruppo remava verso una sola direzione, la vittoria del campionato. Volevamo cambiare le cose e, grazie a Dio ci riuscimmo.
Di chi furono i meriti di quel cammino trionfale?
Direi che riuscimmo a vincere per l’impegno di tutti, a partire dal presidente Sciotto che accettò di tendere la mano a Del Regno che diede maggiore forza e sicurezza a tutti, poi Di Santo, Buttò, per arrivare al direttore Cocchino D’Eboli, il quale seppe creare una rosa perfetta, basata su uomini veri che giocavano con il cuore. D’Eboli mi ha sorpreso per la sua lucidità e professionalità. Era sempre presente nei momenti cruciali.
Grandi meriti anche per mister Novelli e il suo staff, abili nel mostrarci la strada che siamo stati capaci di seguire.
Senza la vittoria di quel campionato, si parlerebbe ancora di calcio dilettantistico. Quali sono state le emozioni più forti?
Passare il testimone alla Fc sarebbe stato un funerale calcistico, constatato per come è andata a finire per quella società. Devo dire che le nostre maggiori gioie sono legate al risultato finale e all’avvicinamento di una tifoseria che in parte stava perdendo la sua identità.
Terminato il campionato, il presidente Sciotto ha inspiegabilmente voluto fare piazza pulita. A dirigenti e calciatori, è stato dato il benservito. Che opinione ti sei fatto?
Ci siamo rimasti molto male per il trattamento subito. Un trattamento che non meritavamo. Ci sono vari modi per interrompere un rapporto e non tutti hanno accettato bene tale scelta, ma questo conta poco, perché siamo calciatori come tanti altri.
Alcuni addetti ai lavori sostengono che quella rosa, non era adatta ad affrontare la serie C. Sei d’accordo?
Non so chi possa sostenere tale tesi, visto che i valori possono essere constatati con i fatti. La storia racconta di gruppi di uomini che con la loro passione hanno sfiorato la A partendo dalla D. Nel calcio contano unità d’intenti, mentalità e passione. Prerogative che al giorno d’oggi spesso latitano. Noi eravamo in possesso di queste qualità e le mettevamo a disposizione della causa Messina.
La differenza di categoria esiste, ma non clamorosa. Ognuno fa le sue scelte, più in termini economici che tecnici.
Saresti rimasto a Messina? E i tuoi compagni di squadra?
Con un’offerta equa che avesse onorato il mio valore, sarei rimasto senz’altro. Avrebbero fatto lo stesso i miei compagni, d’altronde la nostra forza partiva dall’unione e dall’amicizia.
Cosa ti sei portato dentro la tua valigia, una volta lasciato la città?
La gioia immensa che ho desiderato per 11 mesi e realizzata quel 3 luglio fra lacrime e spumante. Festeggiare con dei fratelli calcistici, dopo il sogno che avevamo di quella vittoria, è stata un’emozione incredibile. Lode a Raffaele Vacca.
Hai seguito il Messina in questi ultimi due campionati? Su chi avresti puntato per ottenere risultati diversi? Quale soluzione intravedi?
Seguo sempre la squadra e con rammarico noto che sta sempre a combattere nei bassifondi della classifica. Sono un semplice calciatore, ma avrei puntato tutto su mister Novelli e la banda del 2020/21 che nutriva un attaccamento fuori dal normale, rispetto ad alcuni che prima di arrivare, avevano poco a che fare con Messina.
La soluzione che vedo per abbandonare le ultime posizioni è affidarsi al mercato di gennaio, tesserando giocatori affamati e consci di arrivare in una grande piazza. Devono essere in grado di far risalire l’entusiasmo, così come avevamo fatto noi.
Ti sei fatto un’idea sul motivo della rivoluzione attuata allora dal presidente Sciotto?
Non ho mai capito perché il presidente si sia affidato a Lo Monaco. Sapeva che il nuovo direttore avrebbe scelto tutti uomini suoi, anziché puntare su chi aveva avuto ragione e vinto e senza, quindi, riconfermare un solo calciatore. Scelta tanto rara, quanto assurda. Forse il presidente è rimasto affascinato da questo personaggio che negli anni d’oro aveva dato tanto. Così non è stato.
Iniziare con il piede giusto, nell’anno del ritorno tra i professionisti, poteva dare uno slancio prodigioso alla piazza. Comunque io non avrei preso Aliperta a quarant’anni, mezzo zoppo nel centrocampo del Messina. Ogni cosa ha il suo tempo e quello era il nostro.
Che messaggio vuoi lasciare ai tifosi del Messina?
Sono innamorato troppo di loro e di quella maglia. Voglio tornare a Messina e andare nella curva per vedere una partita, lo desidero troppo. Spero che i tifosi sostengano sempre la squadra, aldilà di tutto.
Il passato diventa storia. La storia diventa lezione.
L’articolo REVIVAL – CALCIO MESSINA. ALIPERTA: “Promozione merito di tutti. Addio non deciso da noi” proviene da SportMe NEWS.