Ha suscitato interesse e riscosso un grande successo di pubblico, ieri sera allo Spazio LOC di Capo d’Orlando, l’evento “Palestina”, fortemente voluto da un gruppo di cittadini senza finalità politiche, per dare testimonianza di ciò che sta accadendo ai palestinesi dopo il 7 ottobre 2023, data in cui i miliziani di Hamas, uscendo dalla Striscia di Gaza, attaccarono il territorio di Israele uccidendo almeno 1.194 persone.
A fronte di questo attacco, sono ad oggi oltre 60.000 i civili palestinesi uccisi dai soldati israeliani, con azioni militari che la Corte internazionale di giustizia dell’Aja ha definito senza mezzi termini genocidiarie.
L’evento “Palestina” ha avuto inizio con il monologo dell’attrice e regista Donatella Ingrillì, che ha letto la trascrizione di un reportage: vite spezzate, penuria di materiale sanitario, case distrutte, scuole traformate in rifugi per sfollati, senza cibo, corrente elettrica e acqua. E poi, neonati morti di freddo, bambini rimasti mutilati, feriti nel corpo e nell’anima.
Anita Magno, della casa editrice Esogea, ha invitato a soffermarsi “con gli occhi e col cuore” sulla mostra allestita al LOC delle tavole autografate nel 1988 dai più grandi disegnatori italiani (Crepax, Vauro, Manara, Pazienza), realizzando il portfolio Kufia, “matite italiane per la Palestina”. Esposte anche graphic novels, tavole ispirate a video reali: morti e vivi tra le macerie di abitazioni distrutte, una galleria artistica che rende l’idea della quotidianità nella Striscia di Gaza, un viaggio in un incubo dove si urla a squarciagola e non si è ascoltati.
Renè Abu Rub, attivista palestinese, si è soffermata sulla Cisgiordania, sulle terre sottratte dai coloni israeliani ai contadini palestinesi, e sul suo sogno di giustizia e di rispetto dei diritti umani “in una Palestina libera e sovrana”.
In video collegamento da Gaza il dottor Marwan Alhams, direttore degli ospedali da campo di Alnajar-Rafah e Gaza, ha dato testimonianza della resistenza dei medici e di un cessate il fuoco che in realtà non ha mai avuto luogo, con morti e feriti che arrivano giornalmente negli ospedali, di valichi chiusi e aiuti umanitari che non arrivano, mentre gli israeliani impediscono l’accesso ai mezzi pesanti per rimuovere macerie e immondizia.
Sempre in video collegamento, Gabriele Cammarata, psicoterapeuta e operatore umanitario, ha parlato di sperimentazioni di farmaci su prigionieri palestinesi, di corpi che gli israeliani non restituiscono alle famiglie e da cui vengono estratti gli organi, dei traumi continui di una popolazione martoriata. “Non si tratta di Israele o Palestina – ha concluso Cammarata – ma di esseri umani, di un senso di umanità che si è completamente perso”.
